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MattiadiAveva 37 anni, Mattia Di Marco, teramano appassionatissimo di sport equestri, morto a Cesena per un improvviso attacco cardiaco. Aveva a lungo frequentato i campi di gara di tutta Italia, partecipando a moltissime gare nel salto ad ostacoli, ereditando la passione per i cavalli dal padre Claudio, scomparso qualche anno fa, che gestiva un maneggio a Fano Adriano e ne aveva creato un secondo, ad uso familiare, a Poggio Cono, dove la famiglia viveva e dove vive ancora la mamma, Bruna, impiegata della Sapori Veri. Qualche anno fa, Mattia aveva attraversato un periodo difficile, che aveva affrontato e superato grazie ad una comunità nel Forlivese, uscito dalla quale aveva deciso di restare a vivere in Romagna, lavorando in una cooperativa di giardinaggio. A trovarlo senza vita, nell’abitazione di Savignano sul Rubicone, nella quale viveva da solo, sarebbe stata la padrona di casa. Sulla morte, è stata aperta un’inchiesta dalla magistratura. Quella stessa magistratura alle quale, in queste ore, si rivolgono polemicamente i familiari di Mattia. La sorella Martina, ha infatti postato una lunga riflessione, nella quale scrive: “Mattia era un ragazzo molto determinato nel raggiungimento dei suoi sogni e i suoi obiettivi, un ragazzo di animo buono, solare, l'unica pecca costretto a vivere in una società di merda.  si è RIALZATO con una DIGNITÀ da VERO essere umano, con una FORZA DI ANIMO interiore che SFIDO CHIUNQUE a rialzarsi in una maniera così eccelsa. È sempre stato di animo molto sensibile e si sa, in questo mondo di merda se sei sensibile non va bene.Fino a un mese fa mio fratello stava da DIO. Poi ha affrontato decine e decine di visite da diversi medici che hanno CONTINUAMENTE minimizzato il suo malessere, fondamentalmente nessuno c’ ha capito un cazzo, visite con la ASL, pronto soccorso, specialisti privati.  Avevamo fatto richiesta al giudice chiedendo di poter riscendere durante il suo periodo di malattia facendo così delle ulteriori visite vicine alla sua famiglia, per avere un supporto famigliare necessario quando una persona dopo settimane non si sente bene, e per continuare ad indagare con visite e accertamenti necessari. Il giudice HA RIGETTATO la proposta di riscendere usando testuali parole "SE È GRAVE SALIRANNO I FAMIGLIARI" (cosa che comunque abbiamo fatto)  Poi niente, un sacco di parole, possiamo solo di re una frega di cose inutili adesso. Fatto sta che Mattia non c'è più, è non c'è più perché viviamo in un mondo che minimizza l'essere umano come persona, siamo numeri, siamo pedine, pensiamo alla performance di sto cazzo, pensiamo di dimostrare perché poi sennò "eh che vuoi fare, è andata così.. correva, eh aveva un tumore, si diceva che stava male" PAROLE AL VENTO.  Siamo un popolo di ignoranti emotivi, e fa schifo tutto questo. Provo solo schifo”