Ricordate quello alla Stazione, dietro la vecchia “pesa” del camion? Un altro, stava a Porta Madonna, dietro quello che oggi è un autolavaggio.
E non erano gli unici.
Ve li ricordate? Erano i “vespasiani”
Ci pensavamo, leggendo su una rivista un articolo dedicato alla civiltà dei bagni pubblici, che spiega quale sia il parametro della civiltà e quale, al contrario, quello dell’ inciviltà.
Se la civiltà è quella del Giappone, con un bagno pubblico ogni 1800 cittadini residenti, e l’inciviltà è quella dell’Italia, con un bagno pubblico ogni 13mila cittadini, allora Teramo appartiene ad una categoria a parte, che va anche oltre l’inciviltà, visto che con le ultime pennellate della gianguideria, siamo rimasti praticamente senza bagni pubblici.
Precisiamolo: per bagno pubblico si intende un bagno “comunale”, accessibile gratuitamente (o con un prezzo simbolico) sia di giorno che di notte, gestito e curato, pulito e manutenuto dal Comune.
Non si contano, quindi, i bagni dei bar, specie di quelli nei quali devi chiedere una chiave e ti senti, magari, anche costretto a consumare qualcosa.
In quanto a Vespasiani, da quando sono cominciati i lavori a piazzale San Francesco (a proposito, quando arrivano pensiline e panchine?), e sono scomparsi (per fortuna, visto il degrado) i “servizi” della Sala d’attesa, Teramo sta messa malissimo.
Se fossimo in Giappone, dovremmo avere 27 bagni pubblici, se invece volessimo rientrare nella media italiana, dovremmo averne almeno 4… invece, niente.
Neanche uno.
Forse il solo diurno nel sottopassaggio di piazza Martiri, se ancora funziona.
Per il resto, l’unica soluzione è quella di esercitare la vescica alla resistenza, o magari di fare come fanno gli anziani ai Tigli o gli stranieri alla Villa: cercarsi un cespuglio. O, come fanno i ragazzi della "movida" birraiola filipponiana, liberarsi sui muri della Teramo antica.
Battute (ma neanche poi tanto) a parte, la mancanza di bagni pubblici, specie in una zona come - appunto - quella dei Tigli, molto frequentata dagli anziani, è un problema vero, che si ripropone ogni giorno, ma del quale l’annunciante Gianguideria non sembra volersi interessare, impegnata com’è nell’annunciare l’avvio di lavori che finiranno tra tre anni, o che non partiranno mai.
La soluzione è sempre la stessa: trattenetevela!