FRANCESCO UCCISE IL PADRE-PADRONE CON 92 COLTELLATE, LO CHIAMAVA: "IL MISTER"
«È stato colpito con 92 fendenti dal figlio Francesco, quasi tutti inferti al volto e sul cranio in rapida successione e dall'altro verso il basso con un coltello da 27 centimetri»: il medico legale Cristian D'Ovidio in aula ha ricostruito la dinamica con la quale è stato ucciso Mario Di Rocco, ex capostazione di Teramo, 83 anni, la sera del 21 novembre dell'anno scorso in viale Crispi. La vittima, ha confermato D'Ovidio, ha tentato di difendersi.
«Francesco lo chiamava "il mister" suo padre per tutte le regole che gli dava, non lo chiamava papà». Non lo contraddiceva mai e in quel suo assecondarlo probabilmente c'era dietro la necessità di fare da paciere in casa quando ancora era viva sua madre. Lo hanno raccontato, in aula, amici e parenti di Francesco Di Rocco, il 49enne accusato di aver ucciso l'anziano padre e contro il quale si sta svolgendo un processo in Corte D'Assise.
A far precipitare i rapporti da tempo compromessi, scrive oggi IL MESSAGGERO ABRUZZO, tra padre e figlio è stata la morte della mamma avvenuta nel 2022 quando Francesco alla titolare del ristorante che si trova sotto casa loro che era andata a trovarli per le condoglianze le disse: «Ma non poteva morire lui invece di mia madre?». «Dopo quell'evento Francesco è precipitato. Era nervoso ha raccontato la ristoratrice -. Una sera tardi stava in un angolo dell'atrio della stazione e parlava da solo. Il padre lo teneva come un soldato. Lui non poteva fare niente. Non aveva mai un soldo in tasca. A volte gli abbiamo offerto noi un caffè, mentre Mario veniva ogni mattina al bar con gli amici, ma mai una volta con il figlio». Anche per le uscite ha sempre dovuto chiedere il permesso pure quando è diventato adulto. «Francesco è sempre stato un ragazzo tranquillo, ma doveva avere l'approvazione del padre anche per chi frequentare ha spiegato un amico di università - A casa il padre sbatteva i pugni sul tavolo e alzava la voce pure con la moglie.