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L’ultimo lavoro di Elso Simone Serpentini è un saggio storico sulla questione di Nizza, che si pose con particolare urgenza con il passaggio della città natale di Garibaldi dal Piemonte alla Francia. Fra l’8 e il 10 febbraio 1871 in una Nizza da poco annessa alla Francia, ci fu una sollevazione popolare antifrancese passata alla storia con il nome di “Vespri nizzardi”, con un richiamo ai “Vespri siciliani”, una ribellione scoppiata a Palermo all'ora dei Vespri di Lunedì dell'Angelo nel 1282. Divenuta Terza Repubblica in seguito alla detronizzazione di Napoleone III avvenuta il 4 settembre 1870, la Francia indisse elezioni e si vissero a Nizza avvenimenti cruciali, di cui fu testimone Enrico Sappia, tornato nella sua città natale nel settembre del 1870, dopo essere riuscito a lasciare la Francia, superando in modo alquanto misterioso le linee degli assedianti prussiani, dopo essere scarcerato senza scontare i 15 anni di carcere ai quali era stato condannato nel processo che lo aveva visto imputato davanti all’Alta Corte di Blois dall’8 luglio all’8 agosto per attentato alla sicurezza dello Stato e attentato alla vita dell’Imperatore Napoleone III. Era venuto pubblicando le sue “chiacchiere del sabato” sul giornale “Il Diritto di Nizza”, uscito per la prima volta il 6 novembre 1870, di cui era, rimanendo nell’ombra, direttore e redattore capo un altro illustre testimone, e protagonista, degli avvenimenti politici che portarono alle sanguinose tre giornate del febbraio 1871: Giuseppe Andrè nizzardo anche lui, di undici anni più giovane di Sappia. PHOTO-2024-11-19-18-56-37.jpg
Andrè pubblicherà il suo racconto dei fatti, i “Vespri nizzardi” nel 1875, nel suo “Nizza negli ultimi uattro anni” (Tipografia e Litografia A. Gilletta) Sappia assai prima, quasi nell’immediatezza dei cruciali avvenimenti, in un libro, l’unico scritto, in italiano, con il suo vero nome e cognome, senza far ricorso a pseudonimi, che pubblicò nel 1871, andato apposta a Londra per farlo e con l’intenzione di spedirne le copie a Nizza, “Nizza contemporanea” (Tip. Watson e Hanzell). Ma il libro diventò un “livre interdit”, perché tutte le copie spedite in Francia vennero intercettate, sequestrate e distrutte dalla polizia francese. Se ne salvarono solo tre copie, che rimasero nelle mani dello stesso Sappia, il quale ne lasciò due in Italia, durante la sua successiva permanenza nella penisola, e una la riportò con sé a Nizza quando vi tornò definitivamente. L’opera rimase di fatto dimenticata, fino a quando non ne curò una traduzione in francese il deputato separatista nizzardo Alain Roullier nel 2006 in occasione del centenario della morte del suo autore.
I due racconti dei fatti, di Andrè e di Sappia, messi a confronto da Serpentini in “Enrico Sappia, Nizza e i Vespri Nizzardi” (Artemia Nova Editrice) sono differenti e per lo più contrastanti, ma convergono sui fatti essenziali: le elezioni palesarono un pressoché unanime sostegno dell'ideale di Nizza città d'Italia (26.534 voti su 29.428 voti espressi) e gli abitanti del territorio nizzardo reagirono ribellandosi al dominio francese, il quale venne ripristinato solo con le armi in seguito all'invio di diecimila soldati per sedare la rivolta, che testimoniò lo stretto legame culturale e politico fra Nizza e l'Italia e la contrarietà ad una politica di francesizzazione forzata ancora più invadente della precedente.
Nel volume di Serpentini, in appendice, vengono anche pubblicati di Enrico Sappia un saggio sulla questione di Nizza e un romanzo, (“La fioraia d’Holborn”), entrambi incompleti e pubblicati in italiano sulla “Gazzetta Italiana di Londra” nel 1871, oltre alla traduzione in italiano di un saggio, anch’esso incompleto, “Les barbets des Alpes), pubblicato in francese su “Nice historique”, rivista da lui fondata dopo il suo definitivo ritorno a Nizza.
Il libro sarà presentato giovedì 21 novembre 2024 alle 17,30 presso la corte interna della Biblioteca “Delfico” a Teramo. Introdurrà e modererà l’incontro Maria Cristina Marroni, interverranno, oltre all’autore, l’avv. Luigi Guerrieri e il prof. Federico Roggero.