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arresto poliziaC'è un abruzzese tra i 12 arrestati dal Gip del Tribunale di Bologna, su richiesta della Procura della Repubblica: si tratta di D.C,, 44enne di Pescara. Secondo quando si legge nel dispositivo Cavallucci avrebbe avuto un ruolo partecipe nelle attività di propaganda e proselitismo del gruppo per quello che riguarda idee di
superiorità e odio razziale ed etnico, nonchè di indottrinamento e di addestramento degli aderenti.
C'è anche un altro abruzzese tra gli indagati sottoposti a perquisizione: si tratta del 34enne D.T.  nato a Teramo. Per lui i reati ipotizzati riguardano sempre l'associazione a delinquere della 'Divisione Nuova Alba': il Gip in questo caso ha individuato il suo coinvolgimento nei compiti esecutivi e di condivisione in rete della propaganda dei progetti del gruppo eversivo.

L'obiettivo del gruppo era quello di  arrivare ad un ''sovvertimento dell'attuale ordinamento per  l'instaurazione di uno Stato etico ed autoritario'' incentrato sulla
''razza ariana'' anche con la progettazione di azioni violente nei  confronti di alte cariche delle istituzioni. È ciò che hanno  riscontrato la Direzione Nazionale Antimafia e le Direzioni  Distrettuali Antiterrorismo delle Procure della Repubblica di Bologna  e Napoli durante le indagini che hanno condotto all'arresto di 12  persone in tutta Italia, considerate appartenenti al gruppo  suprematista e neonazista denominato ''Werwolf Division''. In totale  sono 25 gli individui indagati, di età compresa tra i 19 e i 76 anni,
alcuni dei quali già sottoposti a perquisizione dalle Digos di Bologna e Napoli nel maggio 2023. L'inchiesta è nata a seguito di alcuni accertamenti che hanno rilevato diversi contatti tra alcuni dei vertici dell'organizzazione - che,  nella sua versione più recente, veniva chiamata dai suoi componenti
con il nome di ''Divisione Nuova Alba'' - con i leader di un'altra  associazione sovversiva di stampo negazionista e suprematista  denominata ''Ordine di Hagal'', attiva sul territorio nazionale e  disarticolata a fine 2022 dalla Digos di Napoli. L'attività di
reclutamento di quelli che venivano identificati come ''camerati  validi e fedeli'' avveniva tramite diversi canali Telegram,  piattaforma che ha permesso agli indagati di nascondere, almeno per un periodo, i propri intenti criminali. (ANSA)