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2023.12.04_AvvPub.jpg

Ammonta quindi a 3.300 milioni di euro la stima dei
proventi della criminalità organizzata derivante dall'infiltrazione
economica nel comparto turistico italiano. L'analisi per sodalizio
criminale evidenzia l'assoluto primato della 'Ndrangheta con un giro
d'affari di 1.650 milioni di euro, pari al 50 per cento degli introiti
complessivi, immediatamente seguita da Camorra con 950 milioni di euro
(28,8%), Mafia con 400 milioni di euro (12,1%) e criminalità
organizzata pugliese e lucana con 300 milioni di euro (9,1%).
Osservando il livello territoriale emerge, inoltre, che nelle realtà
del Mezzogiorno si concentrerebbe il 33,6% degli introiti criminali,
pari a 1.108 milioni di euro. A seguire il Nord Ovest con 927 milioni
di euro (28,1%), il Centro con 715 milioni di euro (21,7%) e il Nord
Est con 550 milioni di euro (16,7%).
Nelle realtà territoriali caratterizzate da un maggiore rischio di
infiltrazione economica della criminalità organizzata, infine, si
concentra quasi ben il 75% del giro d'affari dei proventi illegali,
quantificabile in 2.465 mln di euro: Campania (380 mln di euro),
Lombardia (560 mln di euro), Lazio (430 mln di euro), Puglia (200 mln
di euro), Sicilia (190 milioni di euro). E, ancora, Liguria (90 mln),
Emilia Romagna (230 mln), Piemonte (260 mln) e, infine, Calabria (125
mln). Ben 48,5mila imprese del settore turistico, si legge ancora
nello studio, sarebbero a rischio default con una contrazione del
fatturato pari a oltre 14,5 miliardi di euro. Un contesto di mercato
fortemente competitivo e uno scenario macroeconomico incerto aggravano
il rischio di infiltrazioni criminali. In particolare, la pressione
sui prezzi, l'incertezza economica oltre alle tensioni geopolitiche
dovute ai conflitti in corso, si legge nello studio di Demoskopika,
rendono le imprese, specialmente nel comparto turistico italiano,
maggiormente vulnerabili a pratiche illecite amplificando il 'fascino'
del welfare criminale per l'accesso a canali di finanziamento occulti
immediati e, di conseguenza, a forme di infiltrazione sempre più
pervasive della criminalità organizzata sul tessuto economico. Su
quest'ultimo aspetto, in particolare, dalla ricerca emerge che il 14,2
per cento delle imprese ''in affanno'', pari a ben 6.870 aziende,
potrebbe essere più vulnerabile ai tentativi di controllo economico da
parte dei principali sodalizi criminali.
Sono nove i sistemi turistici locali a presentare un'incidenza
percentuale maggiore rispetto alla media italiana: Abruzzo con 250
imprese più permeabili all'ingresso di capitali illegali su un totale
di 1.400 aziende a rischio default (17,9 per cento), Basilicata con 85
realtà imprenditoriali su un totale di 500 imprese (17,0 per cento),
Calabria con 300 imprese su un totale di 1.850 realtà attive in campo
turistico a rischio fallimento (16,2 per cento). E, ancora: Campania
con 920 aziende maggiormente vulnerabili su 6.060 imprese nel
complesso (15,2 per cento), Emilia Romagna con 400 imprese su un
totale di 2.750 (14,5 per cento), Lazio con 790 imprese su un totale
di 5.500 (14,4 per cento), Friuli Venezia Giulia con 100 realtà
aziendali su un dato complessivo di 700 imprese a rischio default
(14,3 per cento), Liguria con 215 imprese su un totale di 1.500 (14,3
per cento) e, infine, Lombardia con 800 imprese su un totale di 5.600
(14,3 per cento).