Rigettato il ricorso della Provincia per il dissequestro del Delfico. La Corte di Cassazione ha detto no. La notizia della decisione della Suprema Corte era attesa in giornata, ma solo pochissimi minuti fa è stata comunicata alla Provincia. Una decisione che mortifica le aspettative di quanti speravano che i ragazzi straffati dal sequestro della Procura potessero rientrare, ma così non sarà.
“ La priorità a questo punto, nelle more di valutare l’intero dispositivo – commenta a caldo il presidente della Provincia, Camillo D’Angelo – diventa la rapida esecuzione dei lavori già in programma con la progettazione in corso dei finanziamenti pronti. Come abbiamo promesso a studenti, famiglie mondo della scuola, tutti questi passi verso la riconquista di una scuola sicura, si faranno insieme”.
Al sequestro, ci si è arrivati su richiesta dalla procura avanzata prima dell'apertura delle scuole, ma rigettata dal gip l'11 settembre sulla base della considerazione secondo cui il provvedimento avrebbe determinato una violazione del principio di proporzionalità, accolto poi in seguito al ricorso proprio per tutelare l'incolumità pubblica che era data dalla presenza degli studenti e di chi lì ci restava a dormire anche la notte, in un edificio tra l'altro che insiste su una zona sismica 2. Un fascicolo rimasto sempre contro ignoti in cui si ipotizza il reato di omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina. Questo perché il palazzo del convitto Delfico, secondo gli inquirenti e al termine di una propria consulenza, sarebbe a rischio crollo per una questione di staticità. Il ricorso in Cassazione aveva puntato su quattro motivi: il primo, l'inutilizzabilità degli atti; il secondo, l'erronea applicazione dei decreti ministeriali che fanno riferimento agli indici di vulnerabilità; il terzo, l'insussistenza del reato contestato; il quarto, il difetto di proporzionalità.