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Negli ultimi mesi, il centro storico di Teramo si è trasformato da luogo di struscio e socializzazione serale in un contemporaneo far west, una sorta di Quarto Oggiaro milanese o Falchera torinese. L’ultimo episodio di cronaca è nei due teramani aggrediti da una banda di ragazz
i stranieri. Piazza Garibaldi, Piazza Martiri e Piazza S. Anna, da luoghi di storia e di incontro, a corride urbane di scontri tra bande, aggressioni, scontri con le Forze dell’ordine, financo all’aggressione del veterano orologiaio alle soglie delle ottanta primavere, solo per aver negato una sigaretta. Una situazione alla quale non eravamo abituati, alla quale – probabilmente – non lo saremo mai. Per meglio analizzare i meccanismi e gli sviluppi futuri della nuova giungla urbana, abbiamo intervistato un nostro concittadino, esperto di analisi intelligence e criminologiale cui generalità non riveleremo, su sua specifica richiesta. Lo chiameremo "dottor X".
Dottor X, il centro storico cittadino è realmente fuori controllo?
«Non esageriamo. Si tratta di fenomeni di microcriminalità, che il cittadino percepisce con grande sensibilità, a differenza dei fenomeni macro-criminogeni, che si muovono sotto traccia e non fanno scalpore, ma che creano danni di ben altra portata.Non vi è dubbio che ogni genitore, quando i propri figli escono in centro, vive oggi momenti di profonda preoccupazione, sconosciuta nel remoto passato. Vi è, com’è noto, una diffusa circolazione di stupefacenti, abuso di sostanze alcoliche e psicofarmaci. Tali abitudini agganciano, in pieno, le velleità dei sodalizi criminali e generano terreno fertile per episodi di devianza estrema». 
Cosa possono fare le istituzioni e cosa possono fare i cittadini?
«
Le istituzioni possono fare ben poco, in un clima generale in cui le evoluzioni giuridiche e sociali hanno progressivamente ridotto la funzione, gli strumenti e le garanzie in favore di chi si occupa di ordine pubblico. Dinanzi ad una rissa che coinvolge decine di persone, le forze dell’ordine dovrebbero essere autorizzate e garantite nell’utilizzo di proporzionate modalità operative. Conosco bene l’ambiente dell’ordine pubblico, per il mio trascorso. In passato, le Forze dell’ordine godevano, probabilmente, di maggiori spazi di manovra operativi». 
E i cittadini?
«
Nulla di nulla, se non quello di evitare la frequentazione di quei luoghi. Una sconfitta per la democrazia, per la libertà, per il sistema di diritto, per l’economia locale».
Analizziamo il fenomeno in sé stesso. Perché accade tutto ciò?
«
Per effetto di processi fisiologici, ma distorti, di integrazione. In altre epoche e in altri terminali di forte immigrazione, si verificarono le stesse dinamiche. Sulla questione bisogna essere chiari. Trattasi di ragazzi e cittadini stranieri perfettamente integrati nel tessuto sociale, economico e culturale, ma che faticano a somatizzare i corretti processi di integrazione individuale e che, quindi, ricorrono a forme di associazionismo deviante per imporre la propria egida sui pari autoctoni e sul tessuto sociale».
Dottore, quindi secondo Lei, questi ragazzi accettano i modelli culturali occidentali, ma poi operano secondo schemi sommari di integrazione forzosa?
«
Proprio così. Essi hanno la percezione che il nostro sistema sia molto tollerante e che quindi la modalità individuale possa realizzarsi anche e soprattutto attraverso atteggiamenti antisociali e devianti».
Questi fenomeni, sempre più frequenti, finiranno presto?
«
Non credo che finiranno presto. Anzi, prevedo che possano ulteriormente acuirsi. Penso che ogni cittadino debba interrogarsi, al di fuori di ogni pregiudizio politico e culturale, se tali situazioni debbano essere accettate e se esse rispondano all’idea di società che noi tutti concorriamo a costruire. Certe forme di devianza e criminalità, devono essere valutate senza correlazioni con sovrastrutture ideologiche e i cittadini devono essere in grado di esprimere giudizi netti rispetto ad una delle due opzioni: negazione o accettazione».
Crediamo di poter interpretare il pensiero comune. La negazione è l’unica possibilità ragionevole…
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In tal caso, i cittadini devono accettare e spingere affinché le forze dell’ordine abbiano più strumenti e maggiori garanzie rispetto ad un operato che, naturalmente, richiede oltre che attività preventive di contrasto, anche decise e risolute modalità di intervento, nel corso delle quali la componente emergenziale e di bene supremo (la sicurezza pubblica) deve prevalere».
Spieghi meglio questo passaggio… 
«
Si metta nei panni di un agente di polizia che interviene, in piena notte, per sedare una rissa che coinvolge venti esagitati, alcuni dei quali – magari – assuntori di droga ed alcol o, ancora peggio, muniti di coltello o bastoni. Lei crede che la quiete possa essere ripristinata con la mediazione verbale, con tecniche di neurolinguistica o crede che la situazione necessiti di azioni energiche di sterilizzazione (termine tecnico dei reparti specialindr)? Non credo ci possano essere dubbi sulla questione».
Insomma, dottore, Lei profila – pare di capire – una lieve e transitoria compromissione delle libertà individuali nei casi di emergenza e il superamento della proporzionalità a garanzia delle forze dell’ordine e, quindi, della sicurezza pubblica?
«
Credo che noi cittadini dovremmo, una volta per tutti, decidere se la priorità ultima è la libertà parossistica, anche quella di delinquere, oppure l’affermazione delle società di diritto, in cui lo Stato assume una posizione sovraordinata – come di fatto è sancito dal nostro ordinamento iuris et legis – rispetto all’estremizzazione dell’azione individuale. Non si tratta di limitare la libertà dei cittadini che rispettano le regole. Si tratta solo di contrastare, con specifiche regole di ingaggio, comportamenti altamente disgregativi della comunità».
Questi reiterati atti di violenza cosa provocano in termini strutturali?
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Effetti devastanti, sulle libertà individuali certamente, ma anche su quelle economiche e sociali. Immaginatevi oggi il valore di alloggio in Piazza Garibaldi o in Piazza S. Anna. Due piccoli scrigni, il cui valore degli immobili, magari acquistati allora a caro prezzo, è oggi ai minimi storici».
Secondo Lei questa direzione verrà presto considerata della politica?
«
Me lo auguro fortemente, confidando peraltro sul consenso ed adesione di tutte le forze politiche. Il garantismo assoluto è un livello di approdo delle democrazie in equilibrio, ove il rapporto tra Stato e cittadinanza è reciproco, sulla base dell’ordinamento giuridico. Una società fragile dinanzi a tali distorsioni è destinata a disgregarsi. La criminalità ha dinamiche tipiche delle forme virali ed assimilative.  Qualora non contrastata, si replicherebbe oltremodo».
Teramo, è una città sicura?
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Lo è molto di più di altri contesti ad elevata urbanizzazione, seppure gli ultimi e reiterati fenomeni di devianza fanno presagire un futuro prossimo complicato. La percezione negativa dei cittadini merita un’attenta riflessione. Anche perché in tali scenari, spesso accadeche organizzazioni criminali più strutturate, ma meno rumorose e visibili, seppure molto più temibili ed invasive, si sostituiscano ai disordinati e diffusi fenomeni di microcriminalità. Ci sono aree del Paese in cui gli scippi, i furti in appartamento e le aggressioni in pubblica piazza sono fenomeni quasi sconosciuti. Quei tessuti territoriali, però, sono saldamente nelle mani della criminalità organizzata».

foto archivio