“We can choose to alleviate suffering. We can choose to work together for peace. We can make these changes — and we must.”1
Jimmy Carter
Nella Convention democratica del 1976, svoltasi al Madison Square Garden di New York dentro un luglio ardente, Jimmy Carter salutò la sua prima candidatura alle Presidenziali citando un verso di Bob Dylan: "We have an America that in Bob Dylan's phrase is 'busy being born, not busy dying.'" disse. "Noi abbiamo una America che per dirla in un verso di Bob Dylan è 'indaffarata a nascere, non a morire.'" Verso conclusivo mutuato dalla seconda strofe di It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding) dove il poeta di Duluth, più precisamente, dice: "That he not busy being born is busy dying. / Che chi non è indaffarato a nascere è indaffarato a morire." (Bringing It All Back Home, 1965).
Dylan ha ricordato che la prima volta che incontrò Jimmy gli citò versi delle sue canzoni, e che in quel momento prese coscienza che i suoi brani arrivavano fino alle stanze del potere. Jimmy era un suo ammiratore che trovava ispirazione per la sua azione politica anche dalle sue canzoni, che ne costruivano la colonna sonora. I due erano legati da una lunga amicizia, che ebbe inizio quando Carter era governatore della Georgia. Ad avvicinarli fu il cristianesimo, e pare che proprio la conoscenza di Carter, protestante battista, guidò il poeta alla conversione cristiana.
Ma non deve meravigliare questa vicinanza di Dylan e di altri artisti americani alla figura di questo Presidente, perché Carter era inverno un attivista prestato alla politica, da sempre mosso verso la difesa dei diritti umani per la costruzione di un mondo finalmente pacificato. E arrivò alla nomination del ’76 dopo le due presidenze di Richard Nixon e le sue vergognose, terminali dimissioni; quindi tante furono le aspettative riposte dal popolo americano nella Presidenza Carter.
Ma Carter, fatalmente, troppo distratto dalle questioni internazionali a discapito della politica interna, sottovalutò la crescente crisi economica, aggravata dalla crisi energetica, che spalancò le porte al reaganismo, che segnò la più cocente sconfitta di un presidente uscente alla conquista del secondo mandato nella Storia degli Stati Uniti d'America. Ronald Reagan nelle Presidenziali del 1980 si aggiudicò ben 489 grandi elettori (solo per avere una misura dell’affermazione elettorale basti pensare che Donald Trump nelle ultime presidenziali ne ha guadagnati 312, mentre Joe Biden nel 2020 306) aprendo al decennio dominato dai conservatori da una parte all'altra dell'oceano Atlantico, con Margaret Thatcher di guardia sui bastioni britannici. Insomma, per stare di domicilio al 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington DC, Carter era un po' troppo hippie, una sorta di Neal Young improvvisamente capitato a Governo del Mondo.
Insomma, fu un tempo il suo che cercò di ricuperare il movimentismo sessantottino e di portarlo finalmente al potere ma fuori tempo massimo, tragicamente, come si potrebbe dire con il poeta di Zocca in quella sua stupenda quartina: "E mi ricordo chi voleva / Al potere la fantasia / Erano giorni di grandi sogni sai / Erano vere anche le utopie, eh"; ma Vasco è uno di quelli che si sono fatti la vita tutta sulle proprie gambe, e non puoi stare mica lì a raccontargli la favola di un mondo bello e profumato. Insomma, fu quella di Carter una presidenza che lasciò un po' il tempo che trovò e segnò un'altra grossa occasione mancata per il socialismo americano; e lo stesso si può dire a proposito della mancata elezione di Kamala Harris – e pensare che anche Marx ed Engels guardavano agli Stati Uniti d'America pensando a come costruire concretamente un mondo nuovo.
La bocciatura della presidenza Carter da parte del popolo americano fu clamorosa, quando invece raramente non concede un secondo mandato al presidente uscente – perfino a Nixon fu dato, e dopo di lui solo a George Bush padre fu negato, sorpassato invece in questa occasione, di contro, dal ritorno dei democratici di Bill Clinton.
Ma la dura sconfitta politica non allentò la sua personale lotta per la salvaguardia dei diritti umani, utile alla costruzione di un mondo finalmente pacificato. Difatti nel 1982 fondò ad Atlanta, insieme alla moglie Rosalynn, il Carter Center (ONG) per dare forma e organizzazione alle sue azioni diplomatiche e nel 2002 si vide assegnare per questo suo quarantennale impegno il premio Nobel per la pace con questa motivazione: "Si è impegnato in risoluzioni tese a prevenire conflitti in diversi continenti, inoltre ha mostrato uno straordinario impegno in favore dei diritti umani, e svolto attività di osservatore in innumerevoli elezioni in tutto il mondo."
Gli idealisti, come le brave persone, sono, però, dei pessimi politici perché non agiscono mai per interesse personale ma per il bene universale, e vivono credendo che una idea riesca davvero a cambiare il mondo, e vivono per questo cent'anni – mentre la politica reale resta il brutto affare di sempre.
MASSIMO RIDOLFI
1. "Possiamo scegliere di alleviare la sofferenza. Possiamo scegliere di lavorare per la pace. Possiamo fare questi cambiamenti - dobbiamo." dal discorso di accettazione del Nobel.
Ph: Jimmy Carter e Bob Dylan.