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Un patteggiamento ed un rinvio a giudizio. Così si si è conclusa davanti al gup Marco Procaccini l'udienza preliminare più volte rinviata, per l'esplosione avvenuta quasi due anni fa su quello che doveva essere il campo di test della fabbrica di fuochi d'artificio Fireworks di Caprafico dove perse la vita l'operaio 62enne di Castilenti Dino Trignani mentre un altro dipendente 43enne rimase ferito.
Un tragico incidente sul lavoro, lo definisce oggi il quotidiano Il Messaggero Abruzzo, per il quale Elio Di Blasio, titolare della ditta, andrà a processo perché il gup non ha accolto il patteggiamento che era condizionato alla sospensione dell'esecuzione della pena di cui lui aveva già beneficiato per una vecchia condanna, mentre suo figlio Massimiliano, chiamato a rispondere nella veste di datore di lavoro, ha invece patteggiato per l'omicidio colposo dell'operaio un anno e sei mesi di reclusione. A salvare quel giorno il dipendente 43enne rimasto poi ferito sono state proprio le urla di Trignani che, invece, non è riuscito a salvarsi dopo l'esplosione. 7244464_21101913_esplosione_teramo.jpg
L'incidente risale a febbraio del 2023. Secondo l'accusa entrambi gli operai non avrebbero avuto la competenza tecnica e la formazione obbligatoria per svolgere determinati compiti con il materiale esplosivo. Tutto è successo nel campo prove della ditta che si trova in un vicino appezzamento di terreno, che però sarebbe stato privo di autorizzazioni allo svolgimento di attività con polveri piriche ed esplosivi così com'è poi emerso dalle successive indagini degli investigatori. Un campo completamente all'aperto e in piena campagna, distante sì dalla fabbrica di fuochi d'artificio, scrive Il Messaggero Abruzzo ma che in realtà non aveva i requisiti di sicurezza richiesti in questi casi dalle normative. Eppure è proprio lì che i due operai erano andati per distruggere un quantitativo di miscela pirica. Trignani, in particolare, avrebbe rovesciato quanto contenuto in un bidone, creando una linea di lunghezza di quasi cinque metri, dopodiché ha acceso la miccia che ha provocato la combustione per tutta quella lunghezza.
Il giudice ha disposto anche la confisca e la distruzione dei materiali esplodenti, circa 200 chili, che gli artificieri dei carabinieri avevano trovato dopo l'incidente e sequestrato in un'area non autorizzata sempre della ditta.