Due cose riempiono l’animo mio di meraviglia… Lasciate perdere il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me. A riempirmi l’animo di meraviglia sono due altre cose, assai più terrene, ma non meno mirabolanti. La prima è l’ostinazione, la pertinacia, la determinazione del presidente della provincia Camillo D’Angelo (che deve la sua carica al fatto che i presidenti della provincia vengono scelti da quattro gatti non dagli elettori, altrimenti la carica che ricopre l’avrebbe vista con il cannocchiale) nell’essersi dedicato fin dal primo minuto dopo il sequestro improvviso e ingiustificato (almeno a mio avviso) del Delfico non a tentare di far rientrare il provvedimento di sequestro, né ad opporsi, né a darsi da fare per rimuovere il prima possibile le ragioni prese a pretesto dalla magistratura per sequestrarlo, ma per cercare un sito alternativo dove allocare un altro Delfico, dichiarato provvisorio, ma chiaramente definitivo in un’Italia in cui le cose provvisorie durano più di quelle definitive. La sua è stata una vera e propria spietata caccia ad un “alibi”, inteso alla latina come un “altrove”, un altro posto dove sistemare il nuovo Delfico, quello costruito a moduli. Fa venire quasi il sospetto che si aspettasse il sequestro e che non vedesse l’ora che il Delfico fosse sequestrato per andarlo a sistemare altrove, e che avesse già in mente cosa fare dell’edificio sequestrato.
Perché sono subito spuntati in città dei corvi che hanno proposto per il Delfico, una volta aggiustato, una funzione diversa, qualcuno ha proposto di destinarlo ad albergo per stranieri e per i senza tetto. D’Angelo nella sua ricerca di un sito alternativo per il Delfico a moduli prefabbricati ha mostrato addirittura una frenesia che sarebbe stata assai più utile per la soluzione di altri problemi di competenza della Provincia che non solo non ha saputo risolvere, ma non ha nemmeno provato ad affrontare. Invece per il Delfico, guarda caso, si è dato molto da fare, è andato qua e là, in una girandola di meravigliose alternative, fino ad individuarne una a suo avviso tanto perfetta da dichiarare che andrà avanti come una ruspa travolgendo ogni contestazione e ogni opposizione. Intanto ha lasciato cadere nel vuoto ogni invito a rispondere sulla condizione del Delfico vero, abbandonato a se stesso, sui tempi di opposizione ad un sequestro ingiusto, sui tempi di un eventuale intervento per migliorare i parametri di sicurezza sismica, sul futuro di un edificio così storico e prestigioso.
No, nulla di tutto questo. La fretta con cui è corso subito a cercare dove spostare liceali e convittori è non solo sospetta, ma indicatrice di una furbesca trovata, di cui non si colgono facilmente gli obiettivi reali. Nulla ha detto sulla colpevole assenza di reale manutenzione dell’edificio affidato al suo ente, nulla ha detto del futuro che prevede di assegnargli. Lui dice che tira dritto per la propria strada. Io dico che dobbiamo vigilare, e cercare di capire le reali sue motivazioni, che lui deve spiegare meglio per toglierci ogni dubbio sul fatto
La seconda cosa che mi riempie l’anima di meraviglia è l’ostinazione con la quale alcuni elementi della minoranza del consiglio comunale di Teramo (salvo qualche eccezione) si sono affrettati a dire che per il nuovo liceo Delfico modulare bisognava occupare l’area del vecchio campo sportivo comunale.
Recentemente si sono anche proposti, insieme con rappresentanti di commercianti del centro storico, di raccogliere delle firme per chiedere che sia proprio quella l’area da prescegliere per i moduli. La motivazione? L’area del Forti è periferica, quella del vecchio Comunale è centrale. Non so perché, ma questa ostinazione nel voler abbattere il vecchio Comunale mi fa venire in mente che questi consiglieri di minoranza sono gli eredi politicamente di quel Brucchi che sul vecchio Comunale voleva costruire un teatro, un cinema e degli appartamenti.
Contro quella sua volontà 5.000 teramani raccolsero delle firme di protesta, ora i suoi eredi dell’attuale minoranza si propongono di raccogliere anche loro delle firme, forse sperando di raccoglierne almeno 5000 + 1, in modo da portare le ruspe sul glorioso comunale, come si proponeva di fare Brucchi. E io sto qui a pensare che in sette anni di opposizione a D’Alberto, dei cui limiti avrebbero potuto approfittare agevolmente, questi consiglieri di minoranza non hanno avanzato una sola proposta seria e ragionata. Hanno portato e stanno portando biada ai cavalli e agli asini di D’Alberto, il quale con il suo slogan “l’alternativa al Delfico è il Delfico” si staglia come un gigante in mezzo ai pigmei, come Gulliver tra i lillipuziani.
Non capisco il perché di tutto quest’odio contro il vecchio comunale e tanto desiderio di abbatterlo. Non capisco il perché di tanta pochezza di veduta, di tanta cecità e ostinazione nel mostrare il peggio di sé. Del centro di Teramo dal quale sono state espulse tante attività e tante funzioni, e tanti cittadini, e che si è svuotato completamente, i consiglieri di minoranza si sono accorti solo adesso, protestando perché il Delfico su palafitte D’Angelo lo ha collocato in periferia e non al centro, centro nel quale tanti edifici pubblici sono abbandonati da tempo senza che nessuno si sia preoccupato di riattarli e di ripristinarli. Continuate così. La vostra minoranza continuerà a far giganteggiare D’Alberto e farete dei suoi più ragguardevoli avversari i più convinti sostenitori.
Elso Simone Serpentini