“L’Hotel Rigopiano non c’è più, è crollato tutto”. Sono le 16.48 del 18 gennaio 2017. Dal monte Siella, sul versante pescarese del Gran Sasso, si stacca una slavina potente come 5mila tir a pieno carico. Travolge e cancella l’hotel Rigopiano di Farindola. Poi il silenzio si porta via 29 vite in un lungo silenzio di morte. “L’Hotel Rigopiano non c’è più, è crollato tutto”. Sono le 17.09 .La voce di Giampiero Parete gracchia al cellulare, si intuisce a malapena. Indagini interminabili, perizie lente e veleni: l’anniversario alla vigilia dell’ennesimo rinvio. Rigopiano 6 anni dopo:29 mortisenza giustizia. Da quel grido disperato“L’Hotel Rigopiano non c’è più, è crollato tutto”sono passati 8 anni. I ricordi di quei giorni sono ancora molto vivi, come fosse ieri… e invece sono passati già otto anni. Per me che conosco e frequentavo quei luoghi sono ricordi indelebili. L’hotel Rigopiano non è stato solo un luogo simbolo per la sua esclusività e bellezza, ma anche un crocevia di storie personali e ricordi che oggi risuonano con una tonalità dolceamara. Un gioiello incastonato tra le montagne, capace di offrire panorami mozzafiato e unrifugio di pace sia d’estate che d’inverno. Questo era l’hotel Rigopiano, nato negli anni ’60 come un semplice alberghetto di montagna e trasformato nel 2007 in un resort con spa, amato da vip e clienti affezionati. L’hotel Rigopiano, con la sua storia e i suoi volti, rimane un luogo simbolico dell’Abruzzo: un luogo di bellezza straordinaria, trasformato in teatro di una disgrazia che ha segnato per sempre il cuore di una comunità e di un’intera nazione. Era notte, buio pesto, bufera e gelo. “La strada era interrotta, i mezzi dei soccorritori incolonnati. Una volta giunti sul posto, i soccorritori si trovarono “il nulla di fronte”. Tutto raso al suolo, tutto ricoperto dalla neve. Quel terribile incidente costò la vita a 29 persone, mentre i sopravvissuti furono 11. Sono trascorsi già 8 anni dalla tragedia, ma i parenti delle vittime sono ancora in attesa che venga fatta piena giustizia. Ingiusto. Tempi biblici. Un mese fa in Cassazione, i giudici hanno ordinato un nuovo processo d’appello per sei dirigenti del Servizio di Protezione Civile della Regione Abruzzo e per altre figure istituzionali..Secondo i giudici della Cassazione, è necessario rivalutare le responsabilità di chi avrebbe dovuto gestire l’allarme valanghe e predisporre misure preventive. Tra le questioni al centro del nuovo giudizio: la chiusura delle strade che conducevano all’hotel;la mancata evacuazione della struttura;la gestione dell’emergenza da parte degli organi competenti.
Un Caso Giudiziario lungo e complesso. Si rischia la prescrizione. Ma il dolore non va in prescrizione né si rinvia. Restal’attesa dell’udienza, la rabbia e la commozione nel ricordare tutto il percorso di quei giorni tragici tra angoscia e speranza, per poi ritrovarsi una condanna all’ergastolo del dolore, fine pena mai. Ieri sono tornato in quel vuoto. Nascosto, eppure in piena vista, è il dolore. Come le macerie, rimosseeppure così visibili. In quel luogo resta solo il mio ricordo, una lacrima, una pietra, il nuovo giardino della memoria, la fiaccolata fino all’obelisco, il silenzio suonato dalla tromba, il rintocco di campana imparata dall’Aquila, sperando di non doverla insegnare più a nessuno la messa e i 29 nomi scanditi, 29 rose e 29 palloncini nel cielo. Poi il silenzio. Doloroso e immobile. Una ferita indelebile per l'Abruzzo.
Leo Nodari