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WetreFEDE Siamo qui riunite per deliberare su una richiesta che ci è pervenuta tramite le nostre cugine virtù cardinali. Il sindaco del comune di Teramo ha chiesto il patrocinio di una di loro e di potersi intitolare città di una di loro. Ma né Saggezza, né Fortezza, né Giustizia né Temperanza hanno ritenuto opportuno di accettare la richiesta di patrocinio e di intitolazione. Hanno chiesto a noi di considerare la richiesta e di valutare se una di noi può dare una risposta positiva.
SPERANZA – Ma dobbiamo per forza esaminare noi questa richiesta?
FEDE – Per forza no, ma la garbatezza istituzionale nei confronti delle nostre quattro cugine cardinali richiede una nostra valutazione.
SPERANZA – Diciamo che il sindaco di Teramo ha una speranza e noi dobbiamo valutare questa speranza.
FEDE – Più che una speranza è una valutazione.
CARIT
À – Va bene facciamogli la carità di valutare questa sua speranza. Chi comincia a valutare?
FEDE – Visto che si tratta di una speranza, io direi che è opportuno che cominci tu, Speranza. Dicci se
, secondo te, Teramo si possa intitolare città della speranza.
SPERANZA 
Dunque, voi sapete che tre sono i peccati contro la speranza: il disperare della salvezza, la presunzione di salvarsi da sé, la superstizione. Ora, devo dire che tra i cittadini di Teramo, visto il loro stato e lo stato in cui è ridotta la città, sono moltissimi quelli che disperano che essa si possa salvare, e ritengono che la città sia perduta, destinata alla fine. Già non ha più l’aspetto di una città capoluogo e troppi disperano che possa riguadagnarlo. Nel contempo, la quasi totalità dei politici e degli amministratori hanno effettivamente la presunzione di credere che la città possa salvarsi da sé, tanto che poco fanno per cercare di salvarla. C’è poi da dire che la superstizione domina indisturbata in città, tanto che, quando i cittadini sentono dire che la città è perduta, non trovano altro rimedio che toccarsi le palle, ma non fanno nulla per scongiurare la fine. Perciò Teramo non può proprio intitolarsi città della speranza. Ora tocca a te, Fede.
FEDE – Dunque, 
vediamo… I peccati contro di me sono quattro: il mio contrario, l’infedeltà, il dubbio, l’incredulità, che porta all’eresia, all’apostasia e allo scisma, e l’indifferentismo.  Ora, devo dire, e mi dispiace, pochi sono così infedeli  come i teramani. Infedeli alle loro mogli, ai loro mariti, ai loro partiti, ai loro politici, ai loro principii… Pochissimi hanno meno dubbi di loro. I teramani sono dubbiosi su tutto, hanno dubbi su dove mettere il nuovo Delfico, hanno dubbi su che cosa fare del vecchio Comunale, hanno dubbi su come ricostruire la città e chiudere i cantieri aperti, su tempi di ricostruzione post-sisma. Il dubbio regna sovrano in quella città più dell’infedeltà, e il sindaco, il primo cittadino, è quello che ha più dubbi di tutti, sì che Amleto rispetto a lui potrebbe definirsi un decisionista, così come l’asino di Buridano che morì di fame e di sete per non essere riuscito a deciderese bere da un secchio d’acqua o mangiare da un mucchio di fieno. Sono poi tutti eretici, apostati, scismastici, litigano sempre tra loro. Non vi dico niente poi sul loro indifferentismosono indifferenti a tutto salvo che alle virtù che si mangiano, non quelle che si praticano, alle mozzarelle e alla trippa. Quindi, mi dispiace Teramo non può aspirare a definirsi città della fede. Ora tocca te, Carità… vedi se la puoi fare tu la carità di dargli il patrocinio e il titolo.
CARITÀ – Uno dei peccati contro di me è l’indifferenza, stretta parente dell’indifferentismo. Quindi per questo aspetto la mia posizione è come la tua, sorella Fede. L’indifferenza dei teramani è nota dappertutto. Gli altri tre peccati contro di me sono l’ingratitudine, la tiepidezza, l’accidia o pigrizia spirituale, l’odio verso Dio. Ora, conoscete anche voi quanto sono ingrati i teramani verso coloro che hanno fatto loro del bene, e piuttosto accolgono meglio, quando non li portano in trionfo, coloro che hanno fatto loro del male. Sono poi del tutto tiepidi, cioè privi di entusiasmo per qualsiasi cosa, non si entusiasmano mai di nulla, e anche quando una cosa va bene, raramente, invece di essere entusiasti, dicono che dovrebbe andare meglio. Sapete anche voi, poi, quanto siano pigri spiritualmente, anzi negano che esista lo spirito e si inchinano solo davanti ad un piatto di pecora alla callara. L’odio verso Dio, poi, per i teramani è quasi obbligatorio, come si vede dal gran numero di bestemmiatori che circolano in città. Perciò, sorelleper quanto io sia caritatevole, non posso fare la carità di accettare che Teramo possa intitolarsi città della carità. A meno che non si voglia dare questa intitolazione pensando a chi la carità la chiede, non a chi la fa. Quindi, l’unica cosa che posso concedere è il titolo di Teramo città della carità chiesta, non della carità donata.
FEDE – Insomma, città della Caritas.
CARITÀ – Ecco, appunto. La seduta è tolta.
Elso Simone Serpentini