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Screenshot_2025-01-27_alle_08.07.25.pngMentre il mondo dello sport si interroga (anche malignamente) sul presunto doping di Jannik Sinner, c’è in Abruzzo chi sta vivendo una vicenda analoga, ma più grave, visto che oltre al tribunale sportivo… è arrivato anche davanti al giudice monocratico. Quello che rende la storia di questo 47enne atleta abruzzese paradossale, però, è lo sport che pratica… che non sembrerebbe rientrare tra quelli considerati più a rischio doping. Di solito, infatti, si associa il doping ad uno sport di movimento, dalle alte prestazioni fisiche e dallo sforzo prolungato, come il ciclismo, l’atletica, il nuoto… ma certo non il biliardo. Invece, è andata proprio così: il 47enne residente in provincia di Chieti è stato trovato positivo al doping durante un torneo di biliardo in Argentina. Sì, biliardo, più precisamente “carambola sportiva”, uno sport che pretende abilità e concentrazione, accuratezza nel tocco e sensibilità con la stecca, ma certo non grandissimi sforzi fisici. Eppure, è previsto un controllo antidoping, con il doppio campione di urine inviato ad un laboratorio specializzato in Germania, che ha accertato la presenza di beonzoilecgonina, che si forma quando il corpo metabolizza la cocaina e che è considerata sostanza idonea a “…modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell'organismo, alterando le prestazioni agonistiche”. Adesso, il campione di biliardo abruzzese rischia, oltre alla squalifica sportiva, anche una condanna da tre a sei mesi, secondo quello che deciderà il tribunale di Chieti.