con dedica di benvenuto nella mia città, dove il 25 settembre del 1943 scoccò la scintilla della Resistenza italiana al fascismo che dal ‘19 aveva incendiato l’intera Europa, all’ambasciatore dello Stato d’Israele, Jonathan Peled, con preghiera di portare a conoscenza di Benjamin Netanyahu e al popolo di Israele questo mio articolo: “etcognoscetisveritatem, etveritasliberabitvos”, Ioannem 8, 32.
«Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d’anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato»1
PIER PAOLO PASOLINI (1922-1975)
Domenica 26 gennaio, nel pomeriggio inoltrato, ero a San Pietro di Isola del Gran Sasso d’Italia, un piccolo borgo petroso, che nel tempo, grazie alla volontà di un prete, il compianto Don Enzo Chiarini, ha saputo prima accogliere profughi burundesi, e ultimamente afgani. Nella piazzetta vedo una piccola edicola con dei libri al suo interno. Mi avvicino. La apro. Il piano dove sono poggiati i libri è ruotante. Ruota un po’ ma spesso si inceppa perché i libri non sono ordinati e ne ostruiscono il movimento. Guardo se c’è qualche libro da salvare. Lo faccio spesso perché i libri in queste edicole sono piuttosto abbandonati che condivisi. A un certo punto vedo un volume rilegato con una brutta copertina rigida di colore marrone, di quelle telate, senza sovraccoperta. Lo sfilo dal mucchio e sulla copertina neutra, vale a dire senza titolo e autore o altra indicazione che riguardasseil volume,cadono delle cartoline ritratto di Pier Paolo Pasolini. Dietro ogni ritratto c’è una nota; e sulla prima che a caso leggo, dietro una foto che immortala Pierre Brasserie, Pasolini e Marcello Mastroianni sul set de Il bell’Antonio (1960) di Mauro Bolognini, dove il poeta figura come sceneggiatore insieme a Gino Visentini, c’è scritta quella di Pietrangelo Buttafuoco, attualmente presidente della Biennale di Venezia e nel 2015 convertitosi all’Islam, che dice che non ha mai capito le poesie di Pasolini, e neanche i suoi romanzi, ma che lo ha sempre apprezzato come giornalista, e crede che questa veste sia stata “il suo aspetto più importante” – l’esatta comprensione del testo e, soprattutto, dei fatti non va data mai per scontata. Sulla costa del libro invece c’è scritto: “Se questo è un uomo • La tregua • Levi” (foto: https://bit.ly/42ziTB0). Adesso sono nella mia libreria, in salvo dal dimenticatoio.
La comprensione dei fatti?
In questi giorni pare che un nuovo orrore cancelli quelli vecchi; o che siano più importanti quelli nuovi perché più vicini; perché, in qualche modo delle distanze occidentali, più vissuti, come se riguardassero il vicino di casa, il dirimpettaio. Quel dirimpettaio che, ottantacinque, ottantasei anni fa, si denunciava per un tozzo di pane facendosi belli al regime. E quel dirimpettaio si ritrovava marchiato e buttato a calci in culo dentro un vagone bestiame piombato diretto in Polonia. Gli uomini con gli uomini. Le donne con le donne. Adulti o bambini che fossero. A sinistra le donne. A destra gli uomini. Bastava un niente. Una antipatia. O lo stomaco che brontolava. Mentre nel frattempo si faceva alla guerra.
In questi giorni molti richiamano alla memoria Primo Levi, in cerca di una qualche analogia con quanto successo nell’ultimo anno sulla striscia di Gaza, come se un nuovo orrore cancellasse quello vecchio rendendolo così ripetibile, qui e ora. Come se quei sei milioni di miei fratelli ebrei avessero, prima di essere sterminati, trucidato a sangue freddo migliaia di persone in nome di Dio.
Chi tra questi sa chi era HeinrichHimmler?
Credo pochi o nessuno, altrimenti non avrebbero mai osato paragonare l’Olocausto con la guerra scatenata contro lo Stato di Israele dai terroristi islamici palestinesi di Hamas; che oggi esultano conil proprio popolo, festante a ogni liberazione dei miei fratelli rapiti da questi il 7 ottobre 2024: il popolo palestinese festeggia insieme con Hamas, quindi insieme a coloro che lo hacondotto a una guerra che è costata il massacro di quasi quarantaduemila persone.
Chi tra questi sa chi era HeinrichHimmler?
Credo pochi o nessuno, altrimenti non avrebbero mai osato paragonare l’Olocausto con quanto provocato dai terroristi islamici palestinesi di Hamas, perché a saperlo, invece di festeggiarli per la liberazione dei miei fratelli rapiti il 7 ottobre 2024, costata la vita di quasi quarantaduemila persone, li avrebbe combattuti e vinti, salvando così dalla guerra quasi quarantaduemila persone.
Chi tra questi sa cosa ha organizzato e fatto HeinrichHimmler, mentre il mondo era distratto dal Secondo conflitto mondiale?
Credo nessuno.
Chi tra questi sa quanto è lunga una fila di sei milioni di cadaveri?
Credo nessuno – me compreso.
“L’intelligenza non avrà mai peso, mai”2.
MASSIMO RIDOLFI
Ph.: Capolinea, Birkenau, Auschwitz, Cracovia, Polonia.
1, 2: in La Guinea, in Poesia in forma di rosa, Garzanti, 2006, p. 12.