Fin troppo spesso, nelle narrazioni giornalistiche, si fa riferimento al “dramma della solitudine”, nel raccontare l’umana vicenda di chi ci lascia senza che nessuno se ne accorga. Quello che ha avuito per protagonista il 66enne Oreste Proietti, però, è un dramma nel dramma. Per anni, aveva lavorato a Roma, all’Eur, in un’azienda che curava la manutenzione dei parchi e dei giardini. Un lavoro che lo riempiva di soddisfazioni, e di rapporti umani. Non era sposato, non aveva figli, quel lavoro era la sua vita. Quando è andato in pensione, ha scelto di tornare alle origini, nella casa abruzzese dei suoi genitori, a Carsoli. Forse pensando di trovare, in un piccolo centro, una dimensione del vivere più legata ai contatti umani. Così, però, non è stato. Cosa sia accaduto, poi, lo si può solo ipotizzare, di certo è entrato in un vortice di depressione e, un mese fa, ha deciso di farla finita. In casa aveva alcune pistole, tutte regolarmente denunciate, e con una di quelle si è ucciso. A rendere questa tragedia ancora più dolorosa, è il fatto che quel suicidio sia stato scoperto solo dopo un mese. Nessuno, da Natale in poi, l’ha cercato. Nessuno è andato a trovarlo. Nessuno, tra i vicini si è chiesto perché non l’avesse più incontrato. Solo un lontano cugino, che l’aveva sentito per gli auguri di Natale, ha provato a cercarlo e non avendo risposta, ha dato l’allarme. In casa, nessun segno di effrazione o violenza. Secondo i medici, la morte risalirebbe a più di un mese fa. Subito dopo Natale
SERVIZIO PREVENZIONE SUICIDIO
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