«Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico, ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei?
Terra di infanti, affamati, corrotti, governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!»
PIER PAOLO PASOLINI (1922-1975)1
Non fidarsi mai delle opinioni di israeliti, intesi come individui di religione e cultura ebraica, che predicano le ragioni palestinesi, giustificandone persino le più atroci azioni terroristiche, come quella del 7 ottobre 2023, che oggi o da sempre vivono ben riparati in Europa.
Di solito sono ebrei un po’ pop, popcorn, popular, tic tac, tip tap, tik tok. Un po’ all’acqua di rose. Un po’ cantano. Un po’ ballano. Un po’ recitano. Un po’ di tutto. Un po’ di niente.
Ad esempio Moni Ovadia, che difende un po’ tutti e un po’ nessuno. Che prende un po’ tutte le posizioni e un po’ nessuna. Che vuole fare la pace un po’ con tutti anche con chi la pace proprio non la vuole. Insomma, non fidatevi mai della lieta novella di chi vive lontano dalle bombe giustificando le azioni dei peggiori criminali di governo, di Vladimir Putin come di qualsiasi altra fazione.
Non fidatevi di questi!
L’analfabetismo funzionale non risparmia proprio nessuno, neanche Moni Ovadia, evidentemente, considerate le sue ultime tardive e tarde dichiarazioni, di cui non se ne sentiva alcun bisogno, a proposito dell’intervento del presidente Sergio Mattarella in Francia. Quella dell’analfabetismo funzionale è una epidemia che si è sviluppata soprattutto nell’emergenza COVID-19 – qualcuno ricorda cos’è stata? – e con l’avvento dei No Vax Populi.
Quindi questo intellettuale un po’ così e un po’ colà, in una intervista al Fatto Quotidiano del 18 febbraio, raccolta da Tommaso Rodano, dice: “Dal Quirinale nessuna memoria: per i sovietici la guerra è stata tragica”. E altre tragiche banalità riferisce Ovadia – tragiche perché ampiamente condivise – e del tutto false rispetto a quanto in realtà accaduto in Francia, quindi propagandistiche – bandistiche mi verrebbe da dire. Addirittura dice di un paragone tra Hitler e Putin che nelle parole – e nel testo – di Mattarella non sono mai citati e messi a confronto (invero è citato solo Hitler in un passaggio relativo alla crisi e allo sgretolamento della Società delle Nazioni in seguito ai nazionalismi sorti dopo il Primo conflitto mondiale, ma con alcuna correlazione alla Russia di allora e di ora: “La Germania, con Hitler Cancelliere, si ritirò nel 1933. Lo stesso fece il Giappone. L’Italia uscì nel 1937.” E Ovadia continua imperterrito, da capo banda: “Il padre di Putin ha vissuto per tre anni l’assedio di Leningrado, come dovevano reagire?” – non so voi, cari mie pazienti lettori, ma proprio non riesco a muovermi a compassione per Putin neanche se mi strizzo, anche se trattasi dell’Assedio di Leningrado (8 settembre 1941 – 27 gennaio 1944), il più lungo della storia moderna dopo quello di Sarajevo (5 aprile 1992 - 29 febbraio 1996) mentre quello più sanguinoso è stato quello di Stalingrado (17 luglio 1942 - 2 febbraio 1943), e pure questi fatti non compaiono nella parola e nel testo di Mattarella perché non erano oggetto di discussione (cioè non erano in discussione), che era invece l’avanzata nel mondo dei nazionalismi con la crisi economica del 1929 paragonandola come avviso alla attuale questione geopolitica. Poi insiste Ovadia fino al parossismo – alla paralisi cerebrale direi – e dice: “Nel futuro dell’Europa ci deve essere cooperazione con la Russia, basta con l’odio.” Quando il problema invero è che nel futuro prossimo della Russia c’è ancora Putin, che odia l’Europa e l’Occidente programmaticamente, dichiarativamente. Poi tiene a farci sapere che è molto grato al popolo russo per aver liberato i sui parenti dai campi di sterminio. E questo è senz’altro vero. Tutti dobbiamo essere grati al popolo russo per questo, senza se e senza ma – ma certo non abbuona loro tutte le nefandezze che hanno compiuto e che compiono agli ordini prima di Stalin, poi di Nikita Krusciov, passando per Nikolaj Viktorovič Podgornyj e arrivando fino a Putin, allo scopo di impedire i processi democratici in nome del comunismo e oggi a favore della mafia di Stato putiniana. È la nostalgia dei Soviet il problema, altro che la Comunità Europea, caro Moni, caro Ovadia, caro israelita, caro nomade, caro rincasato. Ed è pure un problema che Sergio Mattarella non canta non balla e non recita neanche un po’.
L’analfabetismo funzionale, dicevamo.
Certo, il Nostro Presidente per onorare il titolo di Dottore Honoris Causa, conferitogli lo scorso 5 febbraio dall’Università di Aix-Marseille, ha presentato una discussione (testo integrale) dotta all’interno di quello che è stata la Storia del ‘900, di veduta ampissima, ma pur sempre detta con un linguaggio comprensibile a tutti, a quanti, però, fossero liberi da gabbie ideologiche, cioè a coloro che non si fossero fermati propagandisticamente a un nodo di attualità del discorso storico portato avanti in discussione da Mattarella, eludendo così e colà tutto quello che lo ha preceduto e continuato, cioè quando il Presidente dice che, semplificando, bisogna fare molta attenzione a minare gli accordi internazionali che regolano i rapporti tra gli stati, democratici e non, soprattutto quando ci sono da affrontare importanti sfide economiche, perché la storia ci insegna che è da lì che attecchiscono i totalitarismi e gli imperialismi di ogni specie, che portano alla negazione dei principi democratici conquistati: “Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura.” ha detto con estrema lucidità e chiarezza il Nostro Presidente. Ciò a dire che l’attacco della Russia all’Ucraina è di natura imperialista e non altro che questo, e che si sta verificando in un contesto geopolitico molto simile a quello del ‘29, cioè meno di un secolo fa – meno di un secolo fa! Ed è tutta qui l’urgenza del momento storico che Mattarella ha bene chiaro e chiarito, a differenza di molti, troppi altri governanti e leader politici, e pseudo intellettuali, e artisti per caso, e triccheballacche.
Quindi il Nostro Presidente nulla ha negato del grave sacrificio che il popolo russo ha messo in atto durante il Secondo conflitto mondiale per respingere i piani di Adolf Hitler – popolo eroico e innocente e vittima dell’idiozia di Iosif Stalin, che con il Patto Molotov-Ribbentrop (Mosca, il 23 agosto 1939) credette di dividersi l’Europa con il Führer, uno a ovest e l’altro a est della Vistola, senza colpo ferire per poi ritrovarsi il nemico in casa. Mattarella è vero invece che ha ribadito la sua condanna alla ingiustificabile occupazione del Donbass da parte dell’esercito russo agli ordini di Vladimir Putin (“Abbiamo dimostrato di saper agire con efficacia nelle crisi, come durante la pandemia, e di saperci opporre con unità di intenti alle inaccettabili violazioni del diritto dei popoli, come nel caso dell’aggressione russa all’Ucraina.” sempre dal testo della discussione a Aix-Marseille del 5 febbraio scorso), che da lì avrebbe voluto annettersi l’intera Ucraina in tre giorni, e ce l’avrebbe fatta se non fosse intervenuta compatta la NATO e i paesi membri a soccorso del valoroso popolo ucraino e del loro coraggioso Presidente, di cui Ovadia tiene a dirci di non aver nessun rispetto, bello e pasciuto lontano dalle bombe russe e totalmente rintronato dalla propaganda antiamericanista e filo putiniana al bancone del Bar dello Sport. Ed è questa nettezza del Nostro Presidente che ha irritato il sanguinario di Leningrado e non altro, che ha subito sguinzagliato i suoi schiavi, ovunque si trovino, soprattutto dentro gli aliti e gli inchiostri dei peggiori blablatori e pennivendoli che abitano protetti dalla Nostra martoriata democrazia, dentro un Paese ridotto a libero pascolo degli idioti, allo scopo di attaccare l’inespugnabile integrità politica di Sergio Mattarella.
Si smetta quindi questa gazzarra vergognosa a danno del Nostro Presidente e a vantaggio di Vladimir Putin, un sanguinario dittatore. Ma la realtà è ben altra, ora come allora, per il disgraziatissimo popolo russo, checché ne dicano guitti e saltimbanco: un paese che non ha mai conosciuto libertà, la disgraziatissima Russia appunto, assassina di straordinari poeti e liberi pensatori, da sempre manca di capacità di giudizio.
Delle lordure prima bolsceviche e oggi putiniane la democrazia non sa che farsene, e le combatte senza esclusione di mezzi.
La guerra in Ucraina è la nostra guerra, cioè quella della democrazia contro la menzogna russa.
Nessun processo di pace sarà possibile fino a quando Vladimir Putin non cadrà – e cadrà rovinosamente!
Nessun popolo, quindi neanche quello del Donbass, sceglierebbe liberamente di stare sotto il giogo di Putin invece che all’interno di una nascente democrazia.
Solo dopo la liberazione totale dell’Ucraina si potrà chiarire la realtà di quanto provocato e voluto da Putin.
Auguro di cuore al popolo russo di liberarsi dell’odiosa dittatura che da sempre lo costringe e di avere un giorno prestissimo un uomo della caratura diamantina di Sergio Mattarella come Presidente.
E noi italiani possiamo essere solo saldi e fieri di avere a capo dello Stato un uomo di tale levatura intellettuale, che di migliori al suo posto non ne abbiamo mai avuti e non avremmo potuto sperarne di migliori.
Che Dio benedica il Nostro Presidente.
MASSIMO RIDOLFI
1. da Alla mia nazione, in La religione del mio tempo, Garzanti, 2005, p. 141.