Essere, o non essere, questo è il dilemma.
È più decoroso tollerare i colpi dell’ingiusta inadeguatezza o impugnare la dignità contro un mare di inettitudini e, affrontandole, finirle?
Spegnersi, dormire, null'altro; e con tal sonno porre termine alle angosce del cuore e ai mille affanni di cui sono causa l’imperizia e, chissà, un maldestro disegno.... è una conclusione da essere avidamente desiderata?
Spegnersi, dormire,... dormire! forse sognare...; ah, ecco il punto; perché quali sogni possono sopravvenire in questo sonno figlio dell’apatia e della resa, se abbiamo reciso il filo della speranza?
Ecco quello che ci blocca, ed è ciò che rende l’infortunio così lungo: perché chi vorrebbe altrimenti sopportare i flagelli del tempo negato, gli oltraggi degli oppressori occultati, le contumelie dei superbi sfacciati, le angosce dell’amore disprezzato, le cabale dei social d’assalto, l’insolenza dei governanti da selfie e i vilipendi che il merito soffre dall’abbietta ignoranza, quando uno scatto d’orgoglio gli basterebbe per darsi quiete?
Chi vorrebbe sopportare queste ingiurie, e gemere e affannarsi, annegando assieme ad una comunità dall’indolente vita, arrendendosi indignati ai mali che frustrano, piuttosto che affrontarli, ora che sono divenuti noti?
Così la coscienza ci rende codardi, e il colore naturale della risoluzione rimane offuscato dalla pallida ombra dell’acquiescenza; così le imprese di grande altezza e momento si sviano dal loro corso naturale, e perdono il nome di azioni civili.
La bella città! Nelle tue orazioni siano ricordate tutte le tristezze di questo tempo infelice.
AMLETO