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SERGIOSACCOMANDIStupisce, e non poco, l’attenzione che una neonata associazione ambientalista continua a dedicare al progetto del Biodigestore di Teramo, impianto di straordinaria importanza nella futura gestione dell’intero ciclo dei rifiuti, riconosciuta anche dalla stessa approvazione di un finanziamento Pnrr di quasi 30 milioni di euro.
Stupisce, ovviamente, non per lo scopo “alto”, che è la difesa dell’ambiente, ovvero la ragione stessa di esistenza della TeAm, ma per la curiosa interpretazione che l’associazione ne offre, con un doppiopesismo che vanifica lo scopo “alto” riducendola ad una tristissima manifestazione di prese di posizione che sfiorano i modi della tifoseria.
Com’è possibile, infatti, che quello stesso impianto che a Teramo viene considerato dall’associazione una “bomba ecologica”, a Mosciano divenga invece un utile supporto alla gestione dei rifiuti?
Com’è possibile che un impianto, che a Teramo sarà di proprietà e gestione pubblica, con gli intuibili effetti positivi sia nella gestione dei rifiuti sia nei costi che sostengono le famiglie teramane, sia “pericoloso”, mentre quello di proprietà e gestione privata, che produce effetti positivi solo sul bilancio aziendale e per le famiglie degli imprenditori proprietari, sia invece una soluzione efficace?
Stupisce anche il fatto che, nell’interpretazione dell’ambiente da difendere, l’associazione manifesti timori solo un progetto futuro e non gli evidentissimi danni di un passato, che ha lasciato in eredità alla Teramo di oggi un inceneritore dismesso e un sito gravemente compromesso, che proprio grazie alla costruzione del nuovo biodigestore, sarà bonificato e riqualificato.
Non stupisce, invece, l’affannosa ricerca di visibilità, la rincorsa al clamore sui social, l’allarmismo ad uso del web, che sembra essere lo scopo primo di un’associazione che, nel tentativo di precorrere i tempi, diffonde oggi un comunicato datato 24 marzo
Sergio Saccomandi
presidente della TeAm