Tra i tanti motivi utili a convocare un Consiglio Comunale straordinario, chiesto dalla Minoranza, magari aperto alla cittadinanza, e con ospiti importanti come parlamentari e consiglieri regionali, il più strano di tutti è senza dubbio quello visto oggi ad Atri. Perché, di solito, un Consiglio Comunale straordinario, la Minoranza lo chiede quando c’è un motivo di chiaro, netto e forte attrito con la Maggioranza… ma non ad Atri. Oggi, infatti, ad Atri abbiamo avuto modo di assistere al primo Consiglio Comunqle straordinario, aperto alla cittadinanza e con ospiti importanti, nel quale erano tutti d’accordo. Ma proprio tutti. Maggioranza, Minoranza, cittadini e ospiti: tutti d’accordo. O meglio: tutti contro il progetto del coinceneritore progettato da un’azienda privata, che dovrebbe nascere all’interno della stessa azienda, nella zona industriale.
È talmente condivisa la posizione contraria all’impianto, che sono saliti ad Atri addirittura i rappresentanti del Comune di Pineto, per dire che sono contrari anche loro. E allora, a che serviva questo Consiglio? In realtà solo a ripetere cose già dette, ribadire posizioni già assunte, rinnovare opposizioni già manifestate…. fare un po’ di teatro insomma. Con qualche passo falso, come quando il Consigliere di opposizione Giuliani ha ribadito e colpe dell’amministrazione comunale, rea di aver previsto impianti del genere nel Prg, benché l’avvocato incaricato dal Comune di presentare l’opposizione, avesse spiegato chiaramente che la competenza è regionale, qualsiasi cosa decida il Comune, la Regione può derogare e imporre. A proposito di Regione, i consiglieri Dino Pepe del Pd e Marilena Rossi di Fdi, con Erika Alessandrini del M5S, hanno assicurato il loro impegno per spingere la Regione a rivedere l’autorizzazione concessa all’azienda per realizzare l’impianto. Da sottolineare, l’assenza di Azione, sia nella figura del consigliere già candidato Sindaco Giammarco Marcone, sia nella figura dell’onorevole Giulio Cesare Sottanelli, unico parlamentare della provincia di Teramo. C’era Luciano D’Alfonso, ma non c’era Sottanelli. E non c’era Marcone. Ormai, quella dell’assenza sembra essere diventata la cifra stilistica politica di Azione. Lo sottolineano solo per amor di curiosità, perché a livello politico, che Azione ci sia o non ci sia, non ha alcuna differenza.