Durante la penultima Legislatura (Conte, Conte II e Draghi), i lavori del Parlamento italiano sono stati paralizzati per legiferare sulle presunte necessità dell'1% della popolazione (quando, invece, è vero che solo occupandosi per prima cosa dei bisogni della maggioranza, ci si impegna concretamente pure a risolvere quelli delle minoranze), cioè è stato impegnato a discutere e ridiscutere del DDL Zan, una proposta di legge per molti versi giusta poi arenatasi nel fanatismo che voleva negare a tutti i costi, a costo del fallimento appunto, l'esistenza del maschio e della femmina relegando la definizione di genere alla "deteriore" cultura patriarcale dove a predominare sarebbe il ruolo maschile su quello femminile, come se non esistessero questi ruoli pure e ancora più accentuati per difetto nelle sacrosante coppie omosessuali – un fanatismo talmente bigotto e ottuso che è arrivato persino a operare (negandolo ancora una volta) sul genere maschile e femminile nella grammatica italiana, fino alla prepotenza di volerlo sostituire con un asterisco (*) o con una latina scevà (Schwa/ə) per rendere, a detta dei fanatici del cazzo e della fica, più inclusiva e meno maschilista la lingua italiana. Il tracollo (proprio preso per il collo), per andare appresso a questi, del povero Alessandro Zan, pure se animato dalle migliori intenzioni, era inevitabile.
Ma davvero si crede di creare una società più civile e quindi inclusiva a botte di DDL? Ma davvero si crede utile violentare la lingua italiana per farsi accettare per quello che si è? Ma, soprattutto, per quale motivo abbiamo bisogno di essere accettati da chicchessia? Il progresso civile è un processo culturale lento e lunghissimo che nessuna legge può accelerare, prestabilire, stabilizzare e difendere. Sia chiaro da qui e ora, e fino alla fine del mondo. Nessuna legge può imporre il rispetto dell'altro se siamo culturalmente sottosviluppati - come culturalmente lo è senz'altro la società italiana, da qui fascismo e fascitelli, simulacri di qualcosa che, in realtà, culturalmente (ancora), non conoscono, perché solo un ignorante potrebbe dichiararsi fascista. Ma cosa si intende per cultura? Ecco, questo concetto non mi stancherò mai di chiarirlo: per cultura si deve intendere comune sentire dell'esperienza del vivere! Questa è una condizione che nessunParlamento riuscirebbe a legiferare, cioè accelerare, prestabilire, stabilizzare e difendere.
Molti, scioccamente, per fingersi nuovi, cercano di sfuggire alla tradizione, come se non si nascesse, inevitabilmente, sempre da un padre e, soprattutto, da una madre, ovvero dall'incrocio in qualche modo di un maschio e di una femmina – in questi giorni distrattamente leggo che la Cassazione ha dichiarato, a sezioni unite civili, che indicare il "padre" e la "madre" sulla carta di identità del minore è discriminatorio, reintroducendo l'unica indicazione di "genitore", cioè indicando il falso, perché genitore è solo chi concepisce, che non è detto diventi poi il padre e la madre che cresceranno il nascituro.
Ecco, non so se sia più scandaloso la mancata conoscenza del vocabolario della lingua italiana di tutti i giudici civili della Cassazione oppure finire per discriminare con questa perniciosa (quindi infezione grave e irreparabile per il tessuto sociale) pronuncia le figure del padre e della madre, fondative della società degli uomini. Sicuramente mi inorridisce che i giudici di Cassazione impongano con questa loro pronuncia agli uffici anagrafici Italiani di certificare il falso. Sì, il falso, perché se domani una coppia che avesse adottato il proprio bambino, togliendolo al grigiore di un orfanotrofio, l'azione moralmente più alta che possa compiere un essere umano, si presentasse davanti all'ufficiale di stato civile per richiedere la carta di identità per il figlio minore, dovrebbe dichiararsi non padre e non madre, o non padre e padre, o non madre e madre (o non il solo padre, o non la sola madre, perché no), ma genitore e genitore, pur non avendo biologicamente concepito questa coppia quel figlio che tanto ama, che più di un genitore biologico sicuramente ama.
Ma torniamo ai fanatici del cazzo e della figa, e a tutti i giudici civili della Corte di Cassazione che, credendo di fare cosa buona e giusta, vorrebbero imporre la dichiarazione del falso in atto pubblico a vantaggio di una società più giusta perché inclusiva. Ecco, allora è a questi scienziati del diritto bordati d’ermellino che mi rivolgo, uno per uno: come la mettiamo, qui e ora, con chi pretendesse, giustamente e con pieno diritto, di essere identificato invece come il padre e la madre, o il padre e il padre, o la madre e la madre (o il solo padre, o la sola madre, perché no), di quel minore scritto sulla plastica della carta di identità, cioè come chi ha assunto l'impegno di guidarlo nella crescita in questo mondo?! Non è questo, dottori della Legge, davvero discriminatorio?!
Ma che c'entra il DDL Zan, vi starete forse chiedendo? C'entra eccome perché questo assurdo ricorso, al quale inutilmente si è dovuto opporre il Ministero dell'Interno e a spese dei contribuenti italiani tutti (a prescindere da come condividano il piacere delle proprie carni), è stato causato proprio da quei fanatici del cazzo e della fica che hanno affondato la proposta legislativa del povero Alessandro, perché evidentemente avevano vergogna di loro stessi, cioè che il figlio per il quale chiedevano il documento trovasse scritto che aveva due padri, oppure due madri, invece di un padre e una madre da che esiste la Natura, che ci governa dalla notte dei tempi.
Ma perché tutta questa vergogna, se poi si è, spudoratamente, dei fanatici del cazzo e della fica? Non capisco. Che male ci sarebbe a scrivere che quel bambino ha due padri o due madri, che si sono insieme assunti l'obbligo morale e materiale di accompagnarlo nella crescita e nella scoperta del mondo, che è bello e che è brutto? Che male ci sarebbe a scrivere alla voce padre: Giuseppe e Giuseppe; e alla voce madre: Maria e Maria? Cosa cambierebbeper quel bambino? Cosa cambierebbe del mondo? Nulla!Ugualmente il mondo degli uomini non crescerebbe umanamente, cioè sentimentalmente, vale a dire nel rispetto dei sentimenti di tutti, di nulla! – e di nulla cambierebbero gli uomini di questo mondo!
Nessuna legge potrà mai compensare la prepotente vergogna di se stessi.
MASSIMO RIDOLFI