Quattro condanne per il crollo della Teramo-Mare
Otto mesi di reclusione per crollo colposo invece dei 12 mesi chiesti dalla pubblica accusa: è la sentenza con cui il giudice monocratico del tribunale di Teramo, Roberto Veneziano, ha deciso la condanna di due costruttori e due tecnici dell'Anas dell'Aquila per il cedimento strutturale di un tratto della carreggiata est della superstrada Teramo-Mare, avvenuto il 22 aprile 2009. I primi sono Pietro Cosentino, napoletano, procuratore speciale delle imprese che hanno realizzato la strada, e Alfonso Di Giunta, direttore dei lavori; i secondi gli aquilani Fortunato Capulli, direttore dei lavori dell'Ente stradale, e il suo delegato, Egidio Colagrande. La pubblica accusa - in aula c'era il vicepretore onorario Donatella Capuani a rappresentare il pm Stefano Giovagnoni che ha condotto l'indagine - aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione. Secondo quanto stabilito dall'inchiesta, la strada franò perché era stata costruita male e fra i tanti deficit strutturali quello più importante era costituito dalla poca consistenza del cosiddetto "rilevato" sotto al tappeto di asfalto. In particolare, secondo la consulenza tecnica offerta dal perito Fernando Imbroglini, in quel tratto la carreggiata non era stata realizzata rispettando le norme di costruzione nei pressi di corsi d'acqua. A fianco della strada, nei pressi dello svincolo della zona industriale di Sant'Atto, scorre il fiume Tordino che la incrocia con diverse anse e l'esondazione di una di queste provocò un fenomeno erosivo sottostante, facilitato dalla scarsa consistenza proprio del rilevato, fino alla frana.