«Ha fatto tutto Andrea. Io ho cercato di fermarlo, ma non ci sono riuscita perché lui mi ha minacciata». Nel secondo interrogatorio quello per l'omicidio e l'occultamento di cadavere, soltanto Alessia Di Pancrazio ha scelto di parlare davanti al gip Lorenzo Prudenzano e alla pm Elisabetta Labanti e lo ha fatto accusando Andrea Cardelli di essere l'unico responsabile: il compagno con il quale da poco era cominciata la convivenza in quel casolare nella campagna di Sant'Omero, dove appunto è stato commesso il delitto di Martino Caldarelli. «Io sono rimasta terrorizzata quando Andrea ha cominciato a colpirlo» ha detto, confermando quanto già sostenuto dopo essere stata fermata dai carabinieri. Rimane muto invece Cardelli. Riferisce tutto questo i legali della ragazza al Messaggero di oggi.
L'iniziale obiettivo della coppia doveva essere quello di portar via a Caldarelli l'auto e i soldi. Per adescarlo Alessia, su indicazione del compagno, l'aveva contattato tramite Facebook. E con dei messaggi aveva concordato un appuntamento a sfondo sessuale. Caldarelli è arrivato al casolare con la sua Panda rossa intorno alle 14.30. È stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza della zona. Quando è salito in camera da letto, si è svestito ed è salito sul letto. Cardelli è sbucato all'improvviso e lo ha aggredito di spalle. Alla reazione del dj di Isola del Gran Sasso, sono arrivate le coltellate da Cardelli che gli stava addosso. Non un solo fendente, ma parecchi sferrati più e più volte su diverse parti del corpo, uno dei quali pure alla carotide. E per finirlo anche due violenti colpi di pala in testa. Dopodiché è seguito l'occultamento del corpo nel laghetto e la folle sequenza dei giorni successivi, con la coppia che ha continuato a girare con la Panda rossa della vittima, poi data al rogo soltanto perché coinvolta in un incidente. Ma anche in quell'occasione sono stati ripresi, subito dopo, dalle videocamere di sicurezza di Giulianova, andare via mano nella mano. Il quadro ora è chiaro. Una coppia pericolosa è stata definita dall'accusa che potrebbe ripetere il gesto se liberi di nuovo.