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PHOTO-2025-05-16-12-06-30.jpgPHOTO-2025-05-16-12-03-43.jpgWhatsApp_Image_2025-05-16_at_12.03.32.jpegWhatsApp_Image_2025-05-16_at_12.03.33.jpegWhatsApp_Image_2025-05-16_at_12.03.33_1.jpegWhatsApp_Image_2025-05-16_at_12.03.33_2.jpegWhatsApp_Image_2025-05-16_at_12.03.34.jpegWhatsApp_Image_2025-05-16_at_12.03.34_1.jpegWhatsApp_Image_2025-05-16_at_12.03.42.jpegLe parole sono importanti, cominciamo da quelle, o meglio da quella: inclusione.
Significa, vocabolario alla mano: “…pratica di accogliere e valorizzare individui all'interno di un gruppo o di una comunità, indipendentemente dalle loro differenze”.
Bella parola. 
Della quale tutti, più o meno, prima o poi si riempiono la bocca.

Soprattutto quelli che “fanno politica”, perché “inclusione” fa sociale, fa aiuto, fa bontà, fa attenzione alla diversità. 
Tutto molto bello, vero?
E adesso, fate come noi: andate in via Diaz, all’asilo nido “il Girasole”, alla fine dei Tigli, davanti al quel bel parco giochi inaugurato pochi mesi fa.
Presto, come abbiamo scritto qualche giorno fa, i locali di quell’asilo dovranno essere liberati, perché ci sono infiltrazioni dal tetto. I bambini saranno spostati a Piano Solare, il Comune sistemerà il tetto, seguirà taglio del nastro con sorrisi e applausi.

E adesso direte: e l’inclusione che c’entra?
C’entra, eccome se c’entra.
Basta spostare lo sguardo un po’ più a destra, per trovare una porta, dove lo scivolo per le sedie a rotelle non arriva.
Eppure, dietro quella porta, c’è la sede teramana dell’Associazione Italiana Persone Down.

Anzi: dietro quella porta c’è una scala, ripida e scomoda anche per chi non ha problemi di deambulazione, che scende alla sede teramana dell’Associazione Italiana Persone Down.

Scende, sì, perché è in uno scantinato.

Alla fine di quella scala, però, la parola cambia, non è più inclusione, ma vergogna.
Vergogna per lo stato insalubre di quei locali, coi muri devastati dall’umidità e la puzza di muffa che ti assale.

Vergogna per le finestre, che sono piccole e malmesse, ma non le possono aprire, perché sennò entrano topi, gatti e scorpioni… anche se una finestra aperta c’è, ma solo perché non si chiude e l’hanno puntellata con un manico di scopa appoggiato su una sedia accatastata con altre, contro un muro di muffa. 

Vergogna per quella porta scardinata dall’umidità, che ha gonfiato il legno.

Vergogna per quello che c’è sul muro, anzi: su quello che resta del muro, nascosto dietro un bel quadro fatto dai ragazzi, i 26 ragazzi che frequentano questa sede, per partecipare alle attività, per loro importantissime, garantite dalla appassionata partecipazione degli assistenti.

Vergogna per quelle scatole di uova, messe sui muri a cercare un’estrema difesa dall’umidità e la muffa.

Vergogna per la mancata risposta alle Pec al Comune.

Vergogna per il silenzio.

Vergogna per la proposta di andarsene a Frondarola o a Villa Falchini… come se non ci fossero locali liberi in centro.

Vergogna per gli oltre vent’anni vissuti qui dentro.

Vergogna. 

E adesso parlate di inclusione, se ci riuscite.