Mentre milioni di euro venivano distribuiti per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano, l’Abruzzo è rimasto quasi a guardare. È quanto emerge dalla relazione della Corte dei conti sul “Fondo per la Cultura”, istituito nel 2020 per fronteggiare l’emergenza Covid e sostenere musei, archivi, biblioteche e monumenti in tutta Italia. La dotazione complessiva del fondo, affidato al Ministero della Cultura, è arrivata a 93 milioni di euro. Risorse importanti, destinate in parte a enti pubblici per interventi di restauro e digitalizzazione, in parte a imprese e privati sotto forma di contributi in conto interessi e garanzia. Il problema? La distribuzione dei fondi non è stata uniforme a livello regionale. Toscana e Lombardia hanno fatto la parte del leone, mentre l’Abruzzo – insieme al Friuli Venezia Giulia – si è visto assegnare una quota minima. Eppure il patrimonio culturale abruzzese non ha nulla da invidiare ad altre regioni: castelli, chiese romaniche, borghi antichi, archivi storici. Molti dei quali in attesa da anni di interventi urgenti. La Corte dei conti riconosce che i progetti finanziati in Abruzzo sono stati avviati in tempi rapidi, ma il nodo resta a monte: troppi pochi progetti sono stati presentati o giudicati ammissibili. Un’occasione persa, in un momento in cui investire nella cultura significava anche rilanciare l’economia locale. Ancora più basso, a livello nazionale, l’utilizzo dei contributi in conto garanzia: solo il 7% dei 10 milioni disponibili è stato impiegato. Funziona invece molto meglio il meccanismo dei contributi in conto interessi – gestito dall’Istituto per il Credito Sportivo – che ha esaurito i 25 milioni a disposizione, in particolare in Toscana, Piemonte ed Emilia-Romagna. Per questo la magistratura contabile suggerisce di spostare i fondi inutilizzati dal “garanzia” al “conto interessi”, per rispondere a una domanda evidentemente più forte e concreta. Il Ministero della Cultura è stato invitato a proseguire nel monitoraggio e a garantire una maggiore equità nella distribuzione delle risorse. Per l’Abruzzo è il momento di interrogarsi seriamente su come accedere con più forza a queste opportunità, potenziando la progettazione e facendo rete tra enti locali, soprintendenze e operatori del settore. Perché la cultura, oltre che memoria e identità, può essere anche motore di sviluppo.