Lunedì 26 maggio, alle ore 11.00, davanti alla Prefettura dell’Aquila, le Flai Cgil territoriali di Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo e Molise si mobilitano contro il lavoro nero e lo sfruttamento, per la mancanza di sicurezza e prevenzione in agricoltura e lungo l’intera filiera agroalimentare-industria, e per il riconoscimento della cittadinanza in tempi congrui, promuovendo i referendum dell’8 e 9 giugno e sollecitando le istituzioni.
La Flai Cgil è da sempre impegnata nella denuncia dello sfruttamento e del caporalato, consapevole che queste piaghe sociali sono ormai diventate logiche consolidate in un modello di lavoro sempre più precario e privo di tutele, che spinge lavoratrici e lavoratori ad accettarle come inevitabili e dunque a subirle. Un modello che ha causato, soprattutto nell’ultimo decennio, impoverimento economico e instabilità sociale. Si tratta di logiche distorte che attraversano numerosi settori produttivi: dall’agricoltura all’industria, dalla pesca all’artigianato alimentare. Riconoscere la cittadinanza in tempi più brevi rappresenterebbe un ulteriore strumento di contrasto allo sfruttamento e al caporalato per chi proviene da paesi lontani.
Con i quesiti referendari si propone di abrogare tutte quelle leggi che rendono il lavoro incerto, precario, insicuro e iniquo.
Chiediamo, quindi, con i 5 SÌ, una vera giustizia sociale.
Chiediamo che, in tutto il territorio abruzzese, gli interventi siano strutturati e realizzati in sinergia con istituzioni, forze dell’ordine, associazioni datoriali e organizzazioni sindacali.
Chiediamo la corretta applicazione della parte preventiva della Legge 199 del 2016 sul caporalato, anche in coerenza con gli orientamenti del protocollo anti-caporalato sottoscritto dai Ministeri dell’Interno, del Lavoro, delle Politiche Sociali e da Anci, con il prezioso supporto delle Federazioni sindacali nazionali.
Le lavoratrici e i lavoratori irregolari che si rivolgono alle strutture territoriali della Flai Cgil sono numerosi. Nel 2024, in Abruzzo, si stima una significativa presenza di lavoro irregolare nel settore agricolo e agroalimentare, che genera un notevole volume d’affari sommerso. La diffusione del lavoro nero e dello sfruttamento è particolarmente evidente nelle aree agricole della Marsica e della Piana del Fucino.
A livello nazionale, secondo il VII Rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto, circa 200 mila persone lavorano senza un contratto regolare in 405 aree del Paese, dove lo sfruttamento e il lavoro nero sono fenomeni endemici. Dai dati delle ispezioni nelle aziende agricole, relativi al 2024, emerge infine un dato allarmante: il tasso di irregolarità ha raggiunto il 68,4%, con un incremento del 9,2% rispetto all’anno precedente..