• FESTA AGRICOLA
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

Le lacrime. Così tante e vere da sembrare un pianto unico. La Chiesa del Sacro Cuore di via Pannella è troppo piccola per ospitare tutto il dolore della Teramo venuta a salutare Luca Gianfelice, il professore del Delfico morto in un drammatico incidente stradale mentre, con la sua moto, usciva dall’A25 a Pratola Peligna. C’erano i familiari, gli anziani genitori Pina e Giovanni, la sorella Lucia, i parenti, gli amici, ma soprattutto c’erano loro, i “suoi” ragazzi: quelli che giocano a rugby nel Petrut, la squadra della quale era presidente, e quelli ai quali insegnava nelle aule del Delfico, accompagnati dalla preside Daniela Baldassarre e dal vicepreside Berardo Rabbuffo, dai docenti, tutti venuti a stringere in un abbraccio immenso i due figli, Dario ed Enrico, provati nel giro di quattordici mesi dall’infinito dolore di aver perduto entrambi i genitori. Un anno fa, infatti, il 30 marzo, la mamma si era spenta all’improvviso mentre passeggiava in bicicletta a Tortoreto. Sono rimasti soli, ma non saranno soli, perché il grande cuore di questa città si è messo subito in azione, anche con una raccolta di fondi che possa aiutare i ragazzi a superare questo momento difficile. Una raccolta, alla quale si unirà il Consiglio Comunale, donando il gettone di presenza del Consiglio del 28 maggio, come proposto dalla consigliera Maria Cristina Marroni. Tantissima gente presente, via Pannella è stata chiusa, a rappresentare il Comune c’era la vice sindaca Stefania Di Padova, c’erano le tante persone che hanno avuto modo di incrociare la sua vita nelle mille sfaccettature del suo essere: fotografo, docente, uomo di sport, motociclista. Struggenti i saluti, quelli dei compagni della seconda F per il figlio Enrico, quello della studentessa del Scientifico Delfico che ha ricordato il prof, con il suo estro, con il suo modo di vestire, con la sua bislacca maniera di raccontare la materia che insegnava, riuscendo a far entrare la “matematica nelle vene” e la “fisica nel cuore” dei suoi ragazzi, ai quali era uso “sequestrare” i telefonini, per insegnargli ad andare oltre, fino all’essenza. Commoventi i racconti dei suo colleghi docenti, che hanno testimoniare “l’impronta nel cuore lasciato da questo matematico poeta”, che ha saputo consegnarsi alle vite di tutti quelli che l’hanno incontrato. Don Matteo lo saluta affidandolo al cielo, e abbracciando i figli, mentre il corteo funebre si mette in movimento, salutato dagli applausi e scortato dalle moto che, per tutta la funzione, sono rimaste sulla strada, col motore acceso, che non rombava, ma piangeva.FUNEEE.jpeg

FIRME.jpegMANI.jpegScreenshot_2025-05-26_alle_10.35.32.pngScreenshot_2025-05-26_alle_10.31.15.pngFUNER1.jpegFUNER2.jpegMAGLIE.jpeg