Il 21 e il 22 maggio scorsi si è svolto a L’Aquila nel polo universitario di Monteluco di Roio il convegno “La
conoscenza del Gran Sasso”. Due giorni di confronto sul sistema idrogeologico del massiccio che ancora una
volta ha purtroppo mostrato la totale chiusura alla partecipazione: nonostante due giornate a disposizione
e oltre 50 relatori previsti, gli organizzatori hanno ritenuto di non dover invitare esponenti del mondo
ambientalista o della società civile, vale a dire i primi che, inascoltati, hanno denunciato la pericolosità per
l’acquifero della presenza delle gallerie autostradali e delle sostanze stoccate nei Laboratori sotterranei
dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Purtroppo questo approccio autoreferenziale caratterizza da sempre la gestione dell’emergenza Gran Sasso
con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: dopo 25 anni dalle prime denunce, vi sono stati 3 commissari
straordinari solo per la messa in sicurezza dell’acquifero più vari altri commissari per la sicurezza stradale
ecc., milioni di euro spesi, due sequestri da parte della magistratura, lo scarico di circa 100 litri al secondo di
acqua dal 2017 perché non sicura, ma ancora si continua a studiare. Una persona nata 25 anni fa avrebbe
completato il suo corso di studio dalla scuola materna ad un master di specializzazione, mentre sul Gran
Sasso si continua a studiare senza aver neppure individuato la soluzione da attuare.
Nel frattempo quasi tutte le sostanze pericolose stoccate nei Laboratori del Gran Sasso continuano ad
essere ancora lì anche se tutti fanno finta di essersene dimenticati.
Ma la cosa più grave che si deve registrare da questi due giorni di dibattito è il passaggio fatto dal
Commissario Pierluigi Caputi che è tornato a parlare di realizzare un terzo traforo del Gran Sasso. Una
proposta che a suo dire proverrebbe dall’ex-ministro Lunardi, padre del progetto del terzo traforo con il
Governo Berlusconi e che noi abruzzesi speravamo di poterci dimenticare.
Il tema, peraltro, era già stato tirato fuori nel corso dell’ultima riunione della Cabina di regia sulla sicurezza
del Gran Sasso presieduta dal Presidente regionale Marsilio.
Vogliamo pensare che si sia trattata di una uscita infelice destinata a cadere nel vuoto perché tornare a
parlare di terzo traforo del Gran Sasso dopo due decenni di chiacchiere che non hanno risolto nulla è
semplicemente ridicolo e rappresenta il totale fallimento di quanti in questi anni hanno avuto le
responsabilità a livello nazionale e regionale della gestione di questa problematica. A chi fa queste proposte
c’è una sola risposta da dare: Non ci provate nemmeno! Non abbiamo bisogno di soluzioni fallimentari e
ambientalmente insostenibili che sono già state sconfitte in tutte le sedi, nelle aule dei tribunali e
soprattutto nelle piazze con la mobilitazione di decine di migliaia di abruzzesi, moltissimi enti locali e
centinaia di organizzazioni piccole e grandi.
Abbiamo invece bisogno di progetti reali per mettere in sicurezza l’acquifero, limitare il rischio di incidente
portando via dai Laboratori dell’INFN le sostanze pericolose, creare un sistema di protezione per i punti di
captazione così da far arrivare acqua sicura nelle case degli abruzzesi e non danneggiare un territorio
ospitato all’interno di un parco nazionale e di siti di protezione della Rete Natura2000 dell’Unione europea.
WWF ABRUZZO