TUNISINO UCCISO DAL CARABINIERE: ECCESSO COLPOSO DI LEGITTIMA DIFESA MA SI ATTENDE L'AUTOPSIA
Eccesso colposo di legittima difesa. Sarà con ogni probabilità questo il reato a carico del brigadiere del Nucleo Operativo della Compagnia di Alba Adriatica che, nel blitz anti-droga di ieri pomeriggio, ha sparato alla coscia e colpito la femorale del tunisino 37enne, morto dissanguato nel giro di pochi istanti. Nelle prossime ore verrà eseguita l'autopsia, come da incarico conferito in mattinata dal sostituto procuratore Davide Rosati che ha chiaramente aperto un'inchiesta sull'uccisione di Akim Hadyj: tunisino, clandestino in Italia, già noto alle forze dell'ordine per precedenti specifici in materia di spaccio, era attenzionato da tempo dal Nucleo Operativo dei carabinieri. E qualche giorno fa era rientrato dalla Campania dove si era rifornito di droga. La stessa che, alla vista dei due militari in borghese saliti fino al quinto piano della Palazzina Savini sul lungomare Marconi, il tunisino aveva provveduto a lanciare dalla finestra: 100 grammi di eroina, già suddivisi in dosi da 6grammi ciascuna e pronti ad essere immessi nel mercato. In casa i militari hanno trovato anche il bilancino di precisione e sessanta banconote false da 20 euro. Il tutto sottoposto a sequestro. A cominciare dal coltellaccio (dalla lama di 17 cm) con cui il tunisino aveva aggredito il carabiniere, prima del colpo alla coscia che gli ha trafitto la femorale, decretandone il decesso. Il blitz era scattato intorno alle 16 di ieri. Una pattuglia con due carabinieri in borghese si è presentato nell'appartamento in cui vi era il tunisino e un connazionale, datosi alla fuga sparendo nel nulla approfittando della concitazione del momento. Un'altra pattuglia del Radiomobile si trovava a qualche metro di distanza dall'ingresso della palazzina, a copertura dell'operazione. Un blitz concertato ad hoc dai carabinieri e scattato a seguito di una serie di fondate segnalazione che denunciavano che in quell'appartamento vi fosse un'attività di spaccio. Il brigadiere del Nucleo Operativo, secondo la ricostruzione per ora in possesso degli inquirenti, ha reagito sparando il tunisino, quando l'uomo ha iniziato ad aggredire lui e il collega con diversi fendenti provando a spingerli verso l'uscita. Momenti di concitazione e poi il colpo di pistola esploso dall’alto verso il basso che ha attraversato il portone e colpito l’uomo nella zona interna della coscia destra centrando l’arteria femorale e facendolo morire dissanguato in pochi istanti. Per dare ordine al susseguirsi dei fatti bisognerà aspettare i risultati degli accertamenti balistici e un altro elemento di chiarezza arriverà dall'esame autoptico affidato al dottor Sciarra. Una cosa è certa: il tunisino è morto per dissanguamento a seguito di un colpo d'arma da fuoco sparato dall’alto verso il basso. E per adesso l'ipotesi di reato più accreditata, che verrà formalizzata nelle prossime ore a carico del militare, sarebbe l'eccesso colposo di legittima difesa