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1600x900_1700826511749_tommorw_series_-_2023-11-24T124926.463.avifMario Tozzi e le sue incursioni nelpassato, nel presente e nel futuro della vita dei Sapiens
proseguono con "Sapiens files", una produzione Rai Cultura, in onda questa sera alle 20.30 su Rai 3. Come mai un terremoto potente come quello de L'Aquila provoca morti e danni inestimabili da noi e nessun effetto in Giappone o in Nuova Zelanda? Perché non si può saltare la fase dei
"container" e ci vogliono 15 anni di media per ricostruire? E come mai l'Italia non è all'avanguardia nella prevenzione del rischio sismico? I terremoti si possono prevedere? Questi sono
alcuni degli interrogativi sui quali si concentrerà questa puntata intitolata "Terremoti, disastri annunciati?".
Era il 6 aprile del 2009 quando, alle 3:32 del mattino, un terremoto di magnitudo 6.3 sulla scala Richter si abbatte su L'Aquila e il suo hinterland causando 309 vittime, migliaia di
feriti, macerie e desolazione. Le immagini delle case crollate, degli ospedali evacuati, degli studenti sepolti sotto le macerie della Casa dello Studente fanno il giro del mondo.
Ma dopo l'emergenza, ha fatto subito riflettere una circostanza: a determinare gli effetti reali di un sisma concorrono anche fattori umani come la densità abitativa e la qualità delle costruzioni. E in Italia, territorio a rischio terremoti, gran parte del patrimonio edilizio è stato costruito senza criteri antisismici o secondo misure di prevenzione insufficienti o male applicate.
A 16 anni dal disastro, la puntata torna a L'Aquila, nei luoghinpiù violentemente colpiti dal sisma. Come il Palazzo del Governo, ancora in fase di restauro e il Duomo, già colpito da diversi
terremoti in passato, quello precedente nel 1703, eppure gravemente danneggiato anche nel 2009. Un esempio opposto a quello del Giappone, paese notoriamente esposto a forti
terremoti, anche superiori a quello dell'Aquila e molto più frequenti, ma dove, grazie a imponenti misure di prevenzione nell'edificazione degli immobili, a frequenti esercitazioni e a
una consapevolezza diffusa, il rischio è fortemente ridotto. Tokyo, una delle città più popolose del mondo che cammina sulle rocce più sismicamente attive del
pianeta, a rischio tsunami e con un vulcano attivo nelle
vicinanze, il Monte Fuji, dopo il terremoto devastante del 1923
che ha fatto 140 mila morti, si è preparata al prossimo terremoto
costruendo edifici e trasporti a prova di sisma, anche con
interventi avveniristici.
L'Italia finora ha speso per la ricostruzione 135 miliardi di
euro, per l'attuazione di un piano per la sicurezza antisismica
destinato a un totale di 18 milioni di edifici non adeguati ne
servirebbero altri 220. Il Giappone si è attivato in questa
direzione con il risultato che questo popolo è in grado di
sopportare terremoti anche più importanti di quello dell'Aquila.
Se è vero che i terremoti non si possono prevedere, la parola
d'ordine è "prevenzione". Significa costruire bene, rinforzare
gli immobili già esistenti, investire nella sicurezza dei locali
pubblici. Significa formare i cittadini a sapere come comportarsi
quando il terremoto arriva. Controllare la forza della terra non
si può ma possiamo lavorare per non essere indifesi. È una
questione etica prima che economica, per progettare un futuro
migliore. Non esistono terremoti catastrofici in senso assoluto,
ma comunità più o meno preparate a gestirli.