«Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini c
he prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.»
TRILUSSA (1871-1950)
Questo Paese di sempre nuove marionette qualunquiste è definitivamente perduto. La pochezza intellettuale nel quale versa questo Paese è disarmante: non abbiamo più armi, urge un corposo riarmo, sì!, una nuova corsa forsennata, sciamannata, sui cento metri degli arma-menti, che bisogna assolutamente vincere. In questo atteggiamento monocolore quindi incolore, c’è scritto tutto il fallimento della “sinistra” italiana, sinistrata e ormai questione da periti assicurativi, una massa di politici senza alcuna possibilità di Rivoluzione, che rappresentano il plastico fallimento del pensiero critico. È colpa di queste capre qui se dopo 80 anni è ritornato il “fascismo” (magari fossero fascisti, sono invece degli improbabili impresari da circo dei mostri) al governo di questo Paese di pecore che, oggi, scopriamo anche capre. Queste pecore caprine. Non riesce loro proprio di dire nulla di meno deficiente di quanto si ascolterebbe in un bar di periferia, dove si raccogliessero orde di ultras dopo una partita di pallone. Cari italiani, siete fatti proprio così. Siete tutti rimescolati dentro una insulsa chiacchiera infinita. Senza se e senza ma, chi cerca conforto nella retorica buonista perché senza senso di realtà, come chi è facile alla commozione, e chi inizia un qualsiasi discorso salutando scoglionato tutti e tutte, legga da un’altra parte che ce ne sono tanti di inutili piagnoni in giro. Qui è inutile che guardino. E la Meloni, grazie ai piagnoni, governerà sostenuta da ulteriori milioni, tutto, tutti e tutte, per altri vent’anni. Ma siamo proprio sicuri che la risposta di Israele all’attentato del 7 ottobre sia sproporzionata: Hamas ancora resiste, non si consegna e non consegna gli ultimi ostaggi? Qui proprio non si ha cognizione di causa, non si sa di che trattasi e si pretende di trattare: si procede a sentimento, tutto l’opposto dell’azione di conoscenza, dell’azione politica. E tutto dentro un linguaggio di una banalità sconcertante su un tema molto più complesso di una partita a pallone ma molto meno divertente: si fermi questa sciocca propaganda maligna – ieri ho pescato l’ennesimo video di propaganda al Pro PAL Bar, di dubbia provenienza, come sempre, dove una ragazza israeliana denunciava di aver fatto 4 mesi di carcere per renitenza alla leva, che in Israele è obbligatoria, come lo era in Italia fino al 31 dicembre 2004, e chi non rispondeva all’obbligo di prestare servizio militare, da noi e mica in Terra Santa, rischiava fino a 2 anni di carcere militare e tutte le conseguenze civili e politiche accessorie. L’Islamismo, invece, chi non crede in quello in cui credono i mussulmani, lo ammazza. Hamas non è scoutismo. Ed è organo militare e politico, quindi anche di governo sulla Striscia. E impone il suo governo con le armi. Il terrorismo si sconfigge con le armi e senza perdere ulteriore tempo dentro la chiacchiera pacifista dei pacinorosi, violenta canea di scioperati, se si conosce di che trattasi, come insegnano gli Anni di piombo di questo Paese. Francesca Albanese quindi ci faccia sapere prima di tutto chi finanzia Hamas, se davvero ha a cuore la sorte dei palestinesi. E, mentre fa le sue ricerche, finalmente utili, ben oltre l’ovvietà di dirci che si fa profitto con le guerre (c’è un poeta di Roma che ne scrisse in romanesco già nel 1914, e meglio di chiunque altro, Trilussa, Ninna Nanna de la guerra), chieda a Hamas di riconsegnare gli ostaggi e i cadaveri ancora nelle sue mani e di deporre le armi, se Francesca Albanese vuole davvero salvare qualche palestinese ancora in piedi sulla Striscia. Non c’è altro da fare che questo di concreto, come aiuto concreto al popolo palestinese prigioniero dell’Islamismo. Albanese, prenda carta e penna, segni: il problema non è Israele, come ho scritto più volte. Il problema si chiama Islamismo, e non si affronta con il pacifismo ma con gli eserciti perché sono, alla soglia di questo giorno, un esercito almeno di 200 milioni di soldati pronti a tutto pur di affermare l’Islam come unica vera religione a governo del mondo. Segni, Albanese. Segni! prima di aprire bocca come farebbe l’ultimo degli ubriachi al Pro PAL Bar. Provo avversione solo per la menzogna. E la sottovalutazione del problema. Il monocolore. Il guardare solo da una parte ma non il complesso degli eventi. Aveva ragione la Fallaci, che ai fatti dell’11 settembre criticai duramente. Ma poi si cresce. Poi si è liberi di pensare quello che si vuole, anche che le capre volino, anche che i palestinesi andranno tutti in Paradiso e che Israele sprofonderà all’Inferno. Si fa puerile dietrologia quando non si parte dal 7 ottobre a discutere di questa guerra. E la dietrologia è utile nella discussione della risoluzione della questione israelo-palestinese come un secchiello di sabbia nel deserto. E con il buonissimo non si è mai combinato nulla di buono. Dietrologia e buonismo sono addirittura quasi meno utili dell’etimologia, quando si pretende di usarla per capire il minuto umano, l’ipercontemporaneità, vale a dire ciò che ci diciamo ora in questo 2025, quando ogni parola muta di ora in ora senso e significati e non potrà mai essere ricondotta all’originale, che non tornerà mai a essere la parola che era, come un adulto non ritorna più bambino, quando oramai “I nomi si sono scollati dalle cose”, diceva un altro grande poeta, Leonardo Sinisgalli (Nomi e cose, Dimenticatoio, 1978), e non c’è colla che più le tenga insieme a quelle cose. Poi Francesca Albanese ci faccia pure sapere, considerati la sua passione e il suo talento per la difesa dei diritti umani (di tutti gli umani, immagino, quindi sicuramente anche delle vittime del 7 ottobre), chi finanzia il massacro del popolo ucraino, che per protesta contro la Bestia di Pietroburgo non ha visto riempire neanche una assemblea di condominio, perché avrebbero dovuto arrendersi un secondo dopo l’attacco del 24 febbraio 2022, mentre Hamas non deve mai arrendersi, fino all’ultimo palestinese ammazzato sulla Striscia, evidentemente. E quando le avanzassero cinque minuti, Albanese ci faccia pure sapere precisamente quando succede che un gruppo terroristico, anche se compie un atto terroristico, come quello del 7 ottobre per esempio, non è da considerarsi organizzazione terroristica. Ci faccia sapere, Albanese, quando avrà imparato un briciolo di imparzialità e, magari, avrà smesso di alzare quel pugnetto al cielo e di frequentare certe brutte compagnie al Pro PAL Bar, già frequentato da No Vax Populi e Putiniani Italiani, bruti come pacinorosi. MASSIMO RIDOLFI