Spiagge semideserte e rifugi pieni: è questo il quadro che emerge in Abruzzo, in linea con il trend nazionale che registra una contrazione significativa del turismo balneare e una crescita costante di quello ambientale e montano.
Secondo i dati della Sib Confcommercio, il sindacato italiano dei balneari, le presenze sulle coste italiane hanno segnato un calo fino al 25% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’Abruzzo non fa eccezione, con numeri perfettamente allineati alla media nazionale.
Mentre la battigia perde terreno, le località montane abruzzesi — dal versante teramano a quello aquilano del Gran Sasso, fino alla Maiella, ai Prati di Tivo e all’area del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise — registrano invece un’affluenza solida, favorita anche da prezzi più competitivi e da una crescente ricerca di esperienze legate al digital detox.
LE CAUSE DELLA FLESSIONE AL MARE
«L’analisi va distinta tra ricettività balneare, alberghiera ed extra-alberghiera» precisa Giammarco Giovannelli al Messaggero, presidente regionale di Confcommercio e di Federalberghi. «La balneare soffre, gli stabilimenti sono in difficoltà. La ricettività alberghiera regge, anche se confidiamo in un agosto migliore. Ma il dato peggiore è quello dell’extra-alberghiero, che crolla fino al 60%». A pesare è soprattutto la crisi economica che sta colpendo molte famiglie. «Tra un hotel e un appartamento privato, si tende a scegliere il primo, perché offre più servizi spesso allo stesso prezzo», continua Giovannelli. Inoltre, sulle coste, il turismo si conferma prevalentemente locale o di prossimità, con meno presenze da fuori regione e dall’estero.
IN QUOTA SI CERCA BENESSERE
A sorridere è invece la montagna. «Cambia il modo di viaggiare, cambiano le abitudini» spiega Mario Finocchi al Messaggero, coordinatore regionale dell’Aigae (Associazione italiana guide ambientali escursionistiche). «Una giornata in montagna costa meno di una al mare, ma soprattutto chi sceglie l’escursionismo è più affezionato e meno esigente. È un’utenza che resiste anche in tempi difficili». Secondo Finocchi, la crisi dei costi energetici e la pressione sui prezzi si fanno sentire, ma la montagna ha una carta in più: la ricerca di una connessione autentica con la natura. «Sempre più persone vogliono staccare la spina. La nostra vita è iperconnessa, frenetica. In montagna si ritrova la calma, lo spazio, il silenzio». In Abruzzo si sta anche assistendo a una destagionalizzazione dell’offerta: meno picchi nei mesi estivi e un aumento delle presenze già da aprile e maggio, grazie anche alla crescita dei Cammini e a un’offerta di escursioni più ricca e professionale. Aumentano anche le richieste di esperienze personalizzate: gruppi piccoli, servizi su misura, disposti anche a spendere di più pur di vivere un’esperienza più profonda e intima con la natura.