Bisogna essere chiari: anche una guerra di un solo giorno sarebbe una tragedia, una tragedia che con il passare del tempo può solo moltiplicarsi, e a moltiplicarsi è sempre il numero dei morti. Quindi è assolutamente necessario che le forze politiche e civili si uniscano in forze affinché il conflitto cessi immediatamente riportando le parti alle ragioni della pace.
Di fronte alla guerra, qualsiasi guerra, bisogna avere tutta la attenzione e la lucidità necessarie per saperla leggere e interpretare, di là dalle motivazioni politiche che l’hanno mossa, che hanno mosso degli uomini a uccidere i loro simili, certo, magari diversi per cultura – eh, la cultura, concetto assai pericoloso, che più spesso allontana invece di avvicinarli i popoli, che poi la guerra.
Il primo motivo che innesca una guerra è di natura territoriale, vale a dire che una delle due parti oppure entrambe reclamano il legittimo dominio di una regione. Ecco, il primo motivo è anche l’unico in verità. L’imperialismo.
Ma ho scritto: “i chiari numeri di un genocidio” e non posso farfinta ora di non averlo scritto. Allora, di là dalle posizioni di ognuno, dalle idee più o meno buone di ognuno ma contrapposte, affidiamoci ai numeri. Diamo i numeri allora.
In questa guerra che ci preoccupa tutti e tutte tutti i giorni, ogni 10minuti muore un bambino per fame o malattie (della fame). Sono 2,2 milioni i bambini che soffrono di malnutrizione acuta e hanno urgente bisogno dell’aiuto di tutti e tutte tutti i giorni. Sono invece sicuramente più di 11.500 i bambini uccisi, che non hanno più bisogno dell’aiuto di nessuno, o feriti indelebilmente in questa guerra. Indelebili sono le loro ferite, e non solo dell’animo ma anche del corpo perché i bambini mutilati da questa guerra sono sicuramente più di 7.600. Mentre sono sicuramente più di 3.900 quelli proprio morti, che non gli servono più gambe e braccia per correre e giocare, che non hanno più bisogno dell’aiuto di nessuno. E do solo i numeri dei bambini perché ci faccia a tutti e tutte più impressione.
Il 16 settembre saranno esatti 11 anni che si combatte questa guerra che ci preoccupa tutti e tutte tutti i giorni – 11 anni, l’età di mia figlia Azzurra... Mentre mia figlia cresceva, in questa guerra che ci preoccupa tutti e tutte tutti i giorni, ammazzavano bambini, mutilavano bambini, o li davano in pasto alla fame.
No nono... Ma che avete capito: non parlo mica di Gaza, ma dello Yemen. Sì! Lo Yemen. Dove sta lo Yemen? Eh, sta là lo Ye-men. Sta dove Pier Paolo Pasolini girò quel suo documentario, “Le mura di Sana”, che fece le riprese di straforo mentre smontava dal film vero, quello grosso, “Il Decameron”: giorno più, giorno meno, era più o meno il 18 ottobre 1970. Lo Ye-men diciamo sarebbe quel filo di terra attaccato al mondo arabo – no! lì, giù giù, più giù. Eccoti. Fermati lì. Lo vedi. Lo vedi adesso quel filo di terra attaccato al culo dell’Arabia Saudita? Eccolo lo Ye-men.
La città di Sana’a si trova nello Yemen del Nord, controllata dagli Huthi, sciiti, come il governo iraniano, che si stanno contendendo però tutto il paese con i sunniti. Si, sì! È tutta una cosa tra maomettani, però i sunniti rappresentano almeno l’85% della popolazione di religione islamica del mondo (pure protetti dai petrodollari sauditi, quindi più disposti degli altri a mercanteggiare con gli occidentali rispetto a loro), però nello Yemen se la battono alla pari, perché sono nello Ye-men metà di quelli e metà di quegli altri. Perché i maomettani sono così. Fanno a gara a chi ci crede di più in Allah. A chi è più figlio o cugino di Maometto. Che tra di loro, i maomettani, non si riconoscono neanche tra di loro. Cioè, non si sono mai messi d’accordo sul fatto se sia nato prima l’uovo o la gallina: là stanno ancora fermi a discutere, mentre se le danno di santa ragione, è proprio il caso di dire.
Eh!, lo so: qui non c’è nessun ebreo con il quale prendersela. Eh, lo so. Che mica c’è gusto a prendersela coi maomettani. E mica puoi attaccare fuori al negozio un cartello dove c’è scritto: “IN QUESTO LOCALE È VIETATO L’INGRESSO AI MAOMETTANI”. Eh, lo so, che non c’è mica lo stesso gusto che prendersela con un ebreo. E poi, che bandiere sventoli, e contro chi le sventoli? Ma chi la riconosce, pure a sventolarla, la bandiera dello Yemen, che non è andata mai di moda. E non c’è più gusto nemmeno a metterti la kefiah, che tutti i maomettani la portano.
Vuoi mettere il gusto a prendersela con lo sporco ebreo sionista israeliano. Eh, sì: tifare a quest’altro massacro è senz’altro molto più divertente. Se sei antisemita, non dà gusto no a prendersela coimaomettani.
MASSIMO RIDOLFI
Ph.: Una immagine dalla guerra civile in corso nello Yemen dal 16 settembre 2014.