La costa abruzzese, forte delle sue sedici Bandiere Blu, resta una meta estiva di riferimento, ma i dati di luglio raccontano una flessione significativa delle presenze turistiche. Se il litorale teramano tiene, il Pescarese registra invece un sensibile calo, preoccupando albergatori e balneatori.
«I dati di luglio non sono eccezionali», afferma Riccardo Padovano, presidente del Sindacato italiano balneari (Sib) Fipe-Confcommercio Abruzzo e Confcommercio Pescara. «Il punto di domanda è uno solo: se aumentano i turisti nelle aree interne, tra montagne e borghi, e calano sulla costa, allora dov’è il vero problema?».
Secondo Padovano, la causa principale non è l'aumento dei prezzi, ma la carenza di strutture ricettive. «Tra Silvi e San Salvo – sottolinea – ci sono circa 350 stabilimenti balneari, ma non arriviamo nemmeno a 60 tra alberghi e campeggi. Una sproporzione evidente che penalizza l’offerta turistica».
I dati abruzzesi si inseriscono in un trend nazionale in discesa. L’indagine del Sib-Confcommercio evidenzia come luglio abbia registrato un calo medio del 15% rispetto a giugno, quando invece si era registrato un +20% rispetto al 2024. In alcune località costiere si sono toccati picchi negativi del 25%.
A cambiare è anche il profilo dei turisti: in netto calo i visitatori tedeschi, mentre crescono le presenze da Scandinavia e Paesi dell’Europa dell’Est. Sempre più frequenti anche le vacanze brevi, concentrate nei fine settimana, sintomo di una maggiore frammentazione dei periodi di soggiorno e di una generale contrazione dei budget familiari.
Resta dunque alta l’attenzione degli operatori del settore, che chiedono interventi strutturali per rafforzare l’accoglienza lungo il litorale e rendere l’offerta turistica abruzzese più competitiva.