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musicaaa_2_1.jpgParafrasando una celebre canzone abruzzese "Prime cascì dope cano", scritta da Cesare De Titta e musicata da Francesco Paolo Bellini per le nozze del medico e folklorista Gennaro Finamore, penso che sia importante far luce su un aspetto particolarmente ricorrente che capita alla canzone popolare abruzzese e cioè che spesso molti musicisti e/o arrangiatori mettono mano ai canti popolari e ne rivendicano la paternità.
Chi sarà mai l’autore di Cicirinella? L’anno scorso abbiamo assodato che una canzone popolare è di pubblico dominio ed è improprio confondere la paternità con i vari arrangiamenti. La giustizia ha fatto ulteriore chiarezza.
Rino Panza, nato ad Introdacqua, è stato poeta e musicista, animatore di gruppi folkloristici e studioso di alcuni aspetti del dialetto e delle canzoni dialettali abruzzesi, nel 1994 ha scritto un articolo dal titolo: riflessioni sulla musica popolare abruzzese in cui mette in evidenza due caratteristiche importanti. La prima è che quando si raccoglievano i versi e le musiche dei canti popolari non c’erano i mezzi tecnici e tecnologici di oggi, “ma ci si doveva limitare alla trascrizione delle melodie sul pentagramma, per la cui effettuazione era necessario un esperto musicista…. anche Giuseppe Profeta, per riportare la trascrizione musicale di alcune partenze, ricorre alla collaborazione tecnica di Padre Donatangelo Lupinetti”.
Questo significa che gli autori delle musiche o semplicemente delle melodie, non sempre avevano la tutela che capita oggi in cui è oramai diffusa la consuetudine di registrare la proprietà delle canzoni presso la SIAE, che ricordiamo è stata fondata alla fine dell’800 e che solo alcuni autori erano avvezzi a tutelare i propri lavori, visto l’onere che comportava. Allora è chiaro che in alcuni casi coloro che ritrascrivevano le melodie su pentagramma inserivano il loro nome, ma realmente autori non erano. La seconda cosa che Rino Panza mette in evidenza è che anche le canzoni di cui si conoscevano gli autori a volte subivano delle attribuzioni improprie. Di “Vola volavola“ si sa che i versi sono di Luigi Dommarco e la musica di Guido Albanese. Eppure in “Come imparare a leggere la musica, di Howard Shanet, “Vola vola vola viene indicata come “Canzone valzer di G. Albanese. Anche Antonio Di Iorio, ne “Il libro dei canti 1986, vede definita come popolare la sua canzone “Luntanecchiù luntane. Ed ancora, la stupenda “Mare nostre (pure su versi di Illuminati) viene attribuita ad Antonio Di Fazio.  Allora, sia essa canzone d’autore o popolare, può capitare “uno scambio di cui non sempre è possibile indicare i passaggi, ma che indubbiamente esiste e che porta a quelli che vengono detti plagi involontari”.
In questo periodo sta emergendo, sempre più prepotentemente, l’esigenza di far luce sulla questione di chi siano realmente gli autori delle musiche di molti canti popolari. Prendiamo in esame la bellissima “Arvì”, della cui reale paternità della musica si è occupato Elso Simone Serpentini, come me consulente del maestro Enrico Melozzi nella scelta e nelle elaborazione di testi di canzoni popolari abruzzesi. Aggiungo io un dubbio amletico o semplicemente detittiano: forse ca scì  forse ca no? Misantoni-Vetuschi o no?
Facciamo parlare i documenti ei fatti, almeno quelli noti:
la canzone "Arvì" è un canto popolare abruzzese, eseguito dai cori e cavallo di battaglia dalla Corale Giuseppe Verdi di Teramo;
nel blog di abruzzesistica a cura di Filippo Marino compare una scheda sulla canzone “Arvì” inserita nel repertorio del Coro Folk Jolly di Tollo diretto dal M° Guglielmo Gialloreto e registrato su un LP, in cui è indicato come autore della canzone solo Antonio Misantoni. Il Maestro G. Gialloreto era un grande appassionato di musica popolare, è stato un grande animatore culturale della città di Tollo fin dagli anni '30. Sarebbe alquanto strano che un conoscitore così attento, abbia commesso un errore di omissione. Sicuramente il coro del M° Guglielmo Gialloreto è stato antecedente al grande successo della corale Verdi di Teramo e forse Gialloreto conosceva solo Misantone come autore e come melodista;
La corale Verdi di Teramo, istituita nel 1948 ma diventata associazione del 1953, attribuisce la musica di “Arvì” a Vetuschi; attribuzione probabilmente avvenuta in un secondo momento, quando la corale diretta da Vetuschi ha cominciato a delineare il suo repertorio di successo;
Nel 1980, a cura dell’Ente Provinciale del Turismo di Teramo e della Cassa di Risparmio di Teramo, Ennio Vetuschi pubblica la raccolta con la dicitura di “Canti popolari Abruzzesi trascritti ed elaborati, dove inserisce anche “Arvì” di Misantone-Vetuschi.
Credo che ci sia una contraddizione: se i canti presentati sono stati tutti trascritti e rielaborati, questo vale anche per “Arvì”?    
Provo a interrogare l’AI che raccoglie tutte le informazioni sul web. Queste sono le parole dell' AI quando ho chiesto chi avesse scritto la canzone “Arvì”: «La canzone “Arvìè un canto popolare abruzzese, tradizionalmente eseguito dalla Corale Giuseppe Verdi di Teramo. L'arrangiamento e la produzione di alcune versioni potrebbero essere stati curati da figure specifiche, come Ennio Vetuschi per quanto riguarda la direzione del coro e gli arrangiamenti e A. Misantoni per i testi. Esistono anche altre versioni e interpretazioni di "Arvì", a testimonianza della sua popolarità e del suo radicamento nella cultura abruzzese.» Ennio Vetuschi è l’autore della musica di “Arvì” o colui che ne ha curato l’arrangiamento nella versione portata al successo dalla Corale G. Verdi di Teramo?
FORSE CA SCÌ FORSA CA NO!
 GABRIELLA SERAFINI