Investire sulle carceri non è solo una questione di civiltà e di rispetto dei principi costituzionali, ma è un servizio alla comunità. Perché, come ha ricordato in uno dei suoi ultimi interventi il Presidente Mattarella, i "luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati; in palestra di addestramento al crimine; né in luoghi senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato. Ogni detenuto recuperato equivale a un vantaggio di sicurezza per la collettività".
Oggi, purtroppo, questo è impossibile. A Teramo, come in tante altre realtà, lo vediamo ogni giorno.
Secondo gli ultimi dati del DAP, resi noti dalla polizia penitenziaria, il carcere di Teramo a luglio 2025 era al decimo posto tra gli istituti maggiormente sovraffollati, con 457 detenuti su una capienza regolamentare di 255. E secondo i dati del Garante, nel 2024, era al 15° posto per numero di tentati suicidi.
Dati che evidenziano la necessità di interventi concreti e immediati, di fronte ai quali le dichiarazioni del Ministro Nordio, al quale come Amministrazione comunale abbiamo scritto più volte senza avere alcuna risposta, stridono con quella che è la realtà.
Questo governo sulla politica carceraria ha nettamente fallito.
Voltarsi dall'altra parte, pensare che le carceri siano una realtà a se stante, che quello che succede negli istituti penitenziari non incida sulla tenuta sociale delle comunità, vuol dire non avere a cuore il destino delle nostre città.
Il potenziamento degli organici - da quelli della polizia penitenziaria a quelli di tutti gli altri operatori - ridurre il sovraffollamento, garantire condizioni strutturali adeguate degli edifici, promuovere progetti di reinserimento socio-lavorativo dei detenuti sono azioni non più rinviabili.
E da Teramo, città del diritto, città dei diritti, città di Marco Pannella non possiamo che tornare a chiedere al Ministro Nordio un cambio di passo.
GIANGUIDO D'ALBERTO