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Aveva solo sedici anni quando ha deciso di ribellarsi a un destino già scritto per lei: sposare un uomo scelto dalla famiglia. Spaventata, ma determinata a non rinunciare alla propria libertà, lasciò la casa dei genitori, sulla costa teramana, e si rivolse alle forze dell’ordine. Da quella denuncia è scaturito un processo che vede il padre e la madre imputati di “induzione al matrimonio”, con l’accusa di aver tentato di costringerla a un’unione combinata, aggravata dal fatto che la ragazza fosse allora minorenne.Ieri, come riferisce il Messaggero, la ragazza, oggi maggiorenne, davanti al giudice del tribunale di Teramo ha raccontato i momenti più drammatici di quella vicenda, iniziata nel febbraio 2024. Era terrorizzata dal padre e non vedeva altra via d’uscita se non la fuga. Dopo otto mesi trascorsi in una comunità protetta a Pesaro, oggi è maggiorenne, si è tolta il velo, che la famiglia imponeva, e chiede al magistrato di poter fare la sua vita e le sue scelte. Determinante, nel momento più difficile, è stato l’intervento di un’insegnante che notò il suo malessere e la spinse a confidarsi con la psicologa scolastica.

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