Sabato 20 settembre 2025, nello scenario unico di uno dei “Borghi più belli d’Italia”, inaugura la mostra personale di Fabrizio Sannicandro, intitolata La gravità degli angeli ubriachi. Allestita a Civitella del Tronto, celebre per la sua imponente fortezza borbonica, la rassegna presenterà circa quaranta opere, tra dipinti, disegni e sculture, in gran parte inedite. Un percorso che l’artista definisce come “ritratto inteso come forma di resistenza silenziosa alla spettacolarizzazione dell’individuo”. Le figure rappresentate non cercano eroismi né eccezionalità, ma raccontano “corpi in ascolto, sguardi distanti, mani raccolte, volti colti nel tempo ordinario dell’attesa e della riflessione”. L’esposizione si articola in quattro sezioni tematiche – Doni, Battiti, Fortezza, Gravità – veri e propri “paesaggi interiori” che invitano lo spettatore a un contatto diretto e sensoriale con la materia pittorica e scultorea. “Gli angeli del titolo – spiega Sannicandro – non sono più messaggeri elevati: barcollano, appesantiti da un mondo che ha perso il nord. Ma è proprio lì, nella caduta, che nasce la resistenza”. La mostra è curata da Silvia Pegoraro, promossa dal Comune di Civitella del Tronto con il sostegno della Fondazione Tercas e di aziende locali. L’organizzazione è affidata all’Associazione ArteLive di Teramo, guidata da Katia Lanese con il coordinamento di Gino Natoni; ideazione del progetto a cura dell’Associazione Nina Onlus.
Il catalogo della mostra (Arti Grafiche Matisse) raccoglie testi di Fabrizio Sannicandro, Rita Albera e Silvia Pegoraro.
Fabrizio Sannicandro, nato a Teramo nel 1965, ha alle spalle una lunga carriera che lo ha visto impegnato tra fumetto, illustrazione e arti visive, collaborando con realtà editoriali come Il Manifesto, Il Gambero Rosso e Frigidaire. Oggi la sua ricerca si concentra sulla pittura e sulla scultura come strumenti capaci di riportare al centro l’umanità e l’introspezione, lontano dalla bulimia d’immagini della contemporaneità. Con La gravità degli angeli ubriachi il borgo di Civitella si trasforma in spazio simbolico, dove la memoria della fortezza incontra la resistenza intima dell’essere umano.