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obesità.jpgPer la prima volta nella storia, i bambini obesi e in sovrappeso nel mondo sono più numerosi di quelli che soffrono la fame. Un dato che potrebbe sembrare incoraggiante, ma che in realtà nasconde un’emergenza globale. Secondo una recente indagine internazionale condotta in 190 Paesi, il 9,2% dei giovani tra i 5 e i 19 anni risulta sottopeso, mentre il 9,4% è obeso. Nel 2000 la situazione era ribaltata: il 13% dei ragazzi era troppo magro e appena il 3% troppo grasso. In soli 25 anni il mondo ha cambiato volto alimentare. Il problema, spiegano gli esperti, è l’invasione degli alimenti ultra-processati: biscotti, snack, cereali industriali, bevande gassate, piatti pronti. Prodotti a basso costo e ad alta densità calorica che hanno soppiantato frutta, verdura e proteine fresche, diventando parte integrante delle abitudini quotidiane di milioni di famiglie. Cibi resi più appetibili con zuccheri, sale, grassi e additivi, capaci di creare dipendenza e di legare i consumatori fin da bambini. I dati più preoccupanti arrivano dalle isole del Pacifico, dove la sostituzione delle diete tradizionali con alimenti importati ha portato a tassi di obesità record: 38% dei giovani a Niue e 37% nelle Isole Cook. Ma il fenomeno non risparmia i Paesi ricchi: Stati Uniti e Cile registrano oltre il 20% di adolescenti obesi, e lo stesso vale per gli Emirati Arabi. Un paradosso sociale ed economico. Nei contesti a reddito alto, sono proprio i bambini delle famiglie più povere a essere i più esposti: vivono in “deserti alimentari” privi di cibo sano o in “paludi alimentari” invase da prodotti industriali. Laddove diminuisce il reddito, aumenta la probabilità di ingrassare. Le conseguenze sono gravi: diabete, malattie cardiovascolari, persino alcuni tipi di tumore. Malnutrizione non significa più solo sottopeso: oggi è anche obesità, con effetti permanenti sulla crescita, sullo sviluppo cognitivo e sulla salute mentale. L’invito agli Stati è chiaro: limitare la vendita di cibi spazzatura, imporre etichette che evidenzino i contenuti nocivi, tassare gli alimenti ultra-elaborati e vietarne la distribuzione nelle scuole. Una sfida che ricorda quella vinta contro il tabacco, quando le multinazionali sembravano intoccabili e invece sono state costrette a cambiare. Il futuro delle nuove generazioni, oggi, dipende da una battaglia analoga.