A oltre due anni dalla tragica notte in cui fu uccisa a fucilate, il Tribunale di Avezzano ha disposto il rinvio a giudizio di Andrea Leombruni, 58enne commerciante accusato della morte dell’orsa Amarena, uno degli esemplari più conosciuti e amati di orso bruno marsicano. La prima udienza dibattimentale è stata fissata per il 19 gennaio. Era il 31 agosto 2023 quando l’orsa venne colpita a San Benedetto dei Marsi, morendo poco dopo davanti all’abitazione dell’imputato. L’episodio suscitò sdegno in tutta Italia e rappresentò una ferita profonda per la conservazione di una specie che oggi conta appena 50-60 individui sull’intero Appennino. Il WWF Italia, insieme ad altre associazioni, si è costituito parte civile nel processo, ribadendo la gravità dell’accaduto: «L’uccisione di Amarena è un reato che non può essere dimenticato. Dobbiamo trasformare questo dolore in un impegno concreto per il futuro dell’orso marsicano», si legge in una nota. L’associazione sottolinea l’urgenza di rafforzare la convivenza tra uomo e orso, riducendo le cause di mortalità legate all’attività umana e promuovendo una cultura del rispetto attraverso informazione e dialogo con le comunità locali. «Amarena rimarrà un simbolo del nostro impegno – conclude il WWF – e ogni passo fatto per proteggere l’orso marsicano sarà anche un modo per non dimenticarla». Questa mattina al tribunale di Avezzano era presente anche l'associazione Teramo Vivi Città, nella persona del presidente Marcello OLIVIERI, assistita dall'avvocata Valentina CALVARESE del foro di Avezzano, in sostituzione del collega Elvio FORTUNA assente per legittimo impedimento.