Dove la Cura diventa Incontro e l’Umanità si fa Squadra
Ci sono parole che maturano nel silenzio, come i pensieri più veri.
Le mie nascono da due anni di un cammino di cura, fatto di fiducia, riconoscenza e speranza.
Un percorso che mi ha mostrato che la sanità, nonostante tutto ciò che si dice, può ancora essere un luogo di eccellenza, dedizione e umanità.
Presso l’Ospedale dell’Aquila, nel reparto di Urologia diretto dal Prof. Di Pasquale, ho incontrato una squadra straordinaria, dove la competenza scientifica si unisce all’ascolto e al rispetto della persona.
In quell’ambiente , fatto di sale d’attesa, di sguardi e di parole sussurrate — ho visto nascere una relazione vera tra chi cura e chi è curato.
Una relazione che va oltre la medicina: è fiducia reciproca, solidarietà, presenza costante. Perché curare non è solo guarire, è anche ascoltare, comprendere e accompagnare.
All’ambulatorio di Urologia, dove ogni giorno si affronta un numero sempre più alto di pazienti affetti da patologie complesse come la mia , ho potuto osservare da vicino la fatica, la precisione e l’empatia con cui medici e infermieri si prendono cura di ciascuno, senza mai perdere la gentilezza e il sorriso.
È qui che la medicina ritrova la sua essenza più antica: ars curandi, l’arte di prendersi cura.
Come insegnavano Ippocrate e Galeno, la cura è un atto di equilibrio tra la conoscenza e la compassione , la sofrósynē dei Greci, la saggezza che nasce dal cuore.
Da paziente, ho imparato che la vera medicina è un cammino condiviso.
Si costruisce giorno dopo giorno, insieme, con piccoli gesti e parole sincere.
In questo dialogo silenzioso, la cura diventa un incontro tra anime, una comunione di forze che resiste alla stanchezza e alla paura.
Non cito nomi, per non rischiare di dimenticare qualcuno.
Ma in ognuno di loro, medici, infermieri, tecnici, personale tutto , ho visto lo stesso spirito di squadra, la stessa umanità che rende la scienza luminosa.
Una squadra che lavora in armonia, dove ognuno mette il proprio sapere e il proprio cuore al servizio dell’altro.
E il mio augurio, sincero e profondo, è che questo idillio di competenza e sensibilità non si spezzi mai, ma possa continuare nel tempo, saldo e duraturo.
Perché la vera forza della cura non sta solo nelle mani che operano, ma nei legami che si creano, nelle speranze che si rinnovano, nei sorrisi che si accendono anche nei giorni più difficili.
A tutto il personale del reparto di Urologia dell’Ospedale dell’Aquila va il mio grazie più autentico.
Per la scienza, per la dedizione, ma soprattutto per l’anima che mettono ogni giorno nel loro lavoro.
In un tempo in cui si parla troppo di ciò che non funziona, io voglio ricordare ciò che funziona, e che rende migliore il mondo:
la cura che diventa incontro, la scienza che si fa dedizione , la speranza che non si arrende.
Grazie, di cuore, a tutti voi.
Daniele Martegiani

