Un bando pubblicato alle 15:30 e domande protocollate ore – o addirittura giorni – prima. È questo l’elemento più clamoroso che emerge dall’inchiesta del Patto per l’Abruzzo, illustrata in conferenza stampa a Pescara sulle presunte irregolarità legate all’“Avviso pubblico per interventi finanziabili a favore dei piccoli Comuni – annualità 2026”. Grazie all’accesso agli atti ottenuto dalle opposizioni in Consiglio regionale, si delinea un quadro che, secondo i consiglieri, confermerebbe una gestione “clientelare e pianificata” delle risorse regionali da parte della Giunta Marsilio. Il bando, pubblicato sul sito della Regione Abruzzo il 6 ottobre alle 15:30, mette in campo 8,2 milioni di euro, con un tetto di 500 mila euro per Comune. Le regole, all’apparenza semplici: i fondi sarebbero stati assegnati in ordine cronologico di arrivo delle domande, in base al protocollo regionale. Una formula che, di fatto, garantisce il finanziamento soltanto alle prime 16-17 istanze, ammesso che ciascun Comune chieda la cifra massima.
Eppure qualcosa non torna. Dai carteggi emerge che:
Rosciano presenta la domanda il 3 ottobre, tre giorni prima della pubblicazione dell’Avviso;
Villalfonsina ne invia due (alle 12:29:34 e 12:29:41), due ore prima della pubblicazione;
Civita D’Antino protocolla la richiesta alle 15:32 del 6 ottobre, ma l’ha già registrata internamente il 3 ottobre.
Nei primi 30 minuti successivi alla pubblicazione, altre 23 amministrazioni si affrettano a inviare la domanda. Un’efficienza sorprendente, tanto da apparire sospetta. L’analisi politica è altrettanto eloquente: dei 26 Comuni che hanno partecipato, 24 sono guidati da amministrazioni di centrodestra o riconducibili alla coalizione che sostiene il presidente Marsilio. Solo due risultano fuori da quest’area, ma con giunte successivamente riallineate. La distribuzione territoriale completa il quadro: 17 delle 28 domande presentate entro la prima mezz’ora provengono dalla provincia dell’Aquila, dove il centrodestra ha ottenuto alle ultime regionali un consenso record del 61,3%, a fronte del 53,5% regionale. Di fronte alle evidenze, la Regione ha annullato il bando e lo ha ripubblicato il 9 ottobre, modificando soltanto dettagli formali: qualche data, un’aggiunta di prassi (“una sola istanza per un solo intervento”) e un nuovo responsabile del procedimento.
Nessuna variazione sostanziale, insomma. Per l’opposizione, si tratta di un tentativo di salvare la faccia, non di ristabilire la trasparenza. “Un maquillage burocratico – commentano – che non cancella la sostanza: la destra usa la macchina amministrativa per mantenere il controllo del territorio e fidelizzare i propri sindaci in vista delle prossime elezioni regionali.” E così, dietro un bando tecnico da 8 milioni di euro, si intravede un meccanismo ben più politico: quello di un Abruzzo in cui la rapidità protocollare sembra avere un colore preciso.

