
Per anni quel grande capannone della Cappa Prefabbricati è rimasto lì, come un monumento muto a un tempo che non c’è più. Le erbacce crescevano intorno alle lamiere arrugginite, le finestre rotte lasciavano entrare il vento, e chi passava sulla strada principale della zona industriale di Teramo ricordava a memoria i giorni in cui lì dentro lavoravano in sessanta. Oggi, al suo posto, si apre una nuova pagina: il capannone è stato abbattuto, e su quell’area nascerà il nuovo stabilimento della Binova Cucine, marchio di pregio del gruppo Arangiaro, lo stesso che a Notaresco ha già costruito un polo produttivo di riferimento nel settore dell’arredamento di alta gamma. Un investimento importante, concreto, quello seguito dal geometra Silvio Angeloni, un immobile da 20mila mq, che potrebbe portare fino a cento nuovi posti di lavoro e riaccende la speranza in un territorio che da troppo tempo vive di attese e rimpianti. Dopo anni di chiusure, cassa integrazione e cartelli “affittasi capannone”, qualcosa finalmente torna a nascere. Ma basta allontanarsi di pochi metri dal cantiere per ritrovare la realtà quotidiana dell’area industriale: asfalto sconnesso, erbacce che invadono i marciapiedi, lampioni spenti da mesi. Le aziende, vecchie e nuove, pagano ogni anno decine di migliaia di euro all’Arap, l’ente regionale che dovrebbe occuparsi della manutenzione e dei servizi. In cambio, però, ricevono ben poco. Nessuna cura, nessuna programmazione, nessun segno di attenzione verso un’area che pure rappresenta una delle poche vere infrastrutture economiche della provincia. E così, mentre Binova investe e costruisce futuro, tutto intorno resta un paesaggio di trascuratezza e rassegnazione. È il paradosso del nostro tempo: l’iniziativa privata che osa, mentre il pubblico arretra e si dimentica persino di spazzare le strade. La speranza è che questo nuovo stabilimento non sia solo un episodio isolato, ma l’inizio di un’inversione di tendenza. Perché il lavoro può tornare, sì — ma ha bisogno di un territorio che lo accompagni, non che lo ostacoli con l’incuria.

