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post artigiano 1014x487Domani, 15 ottobre, la Confartigianato Imprese Teramo compie ottant’anni. Un traguardo importante, ma che l’associazione ha deciso di non celebrare. Nessuna cerimonia, nessun evento: la scelta è quella di trasformare l’anniversario in un momento di riflessione e di denuncia, per richiamare l’attenzione sulla profonda crisi che sta colpendo il comparto artigiano nella provincia e in tutta la regione.

«Non festeggiamo perché non c’è nulla da festeggiare – dichiara la presidenza –. L’artigianato sta morendo e le istituzioni restano indifferenti».
Secondo l’associazione, Teramo detiene il primato negativo in Italia per numero di imprese cancellate dall’Albo, un segnale che fotografa con chiarezza la difficoltà del settore.

Le cause, spiega la Confartigianato, sono molteplici: tassazione elevata, burocrazia opprimente e penalizzazioni fiscali continue, che scoraggiano nuove aperture e mettono in difficoltà anche le realtà storiche. A tutto questo si aggiunge la mancanza di attenzione da parte della Regione Abruzzo, accusata di non aver destinato risorse adeguate alla generalità delle imprese artigiane.
«La Regione ha stanziato oltre 300mila euro per l’artigianato artistico, ma nulla per gli altri settori – denunciano dall’associazione –. È una scelta che non tiene conto della sofferenza diffusa di chi lavora ogni giorno tra sacrifici e incertezze».

Fondata nel 1945 da 200 artigiani, la Confartigianato teramana fu tra le prime in Italia ad aderire alla Confartigianato Nazionale, diventando nel tempo un punto di riferimento per generazioni di imprenditori locali. Attraverso la Cooperativa Artigiana di Garanzia, oggi Italianfidi Scarl, l’associazione ha contribuito in modo concreto allo sviluppo economico del territorio, sostenendo centinaia di soci nell’acquisto di laboratori, attrezzature e abitazioni.
Nel corso degli anni è riuscita a costruire un patrimonio immobiliare superiore ai sei milioni di euro, frutto di una lunga stagione di lavoro, mutualità e solidarietà.

Oggi, però, il clima è profondamente cambiato. «Ottant’anni di storia, lavoro e solidarietà non bastano se l’artigianato non ha futuro – affermano dalla presidenza –. Servono politiche vere, capaci di ridare dignità e prospettive al settore, prima che sia troppo tardi».

La decisione di non festeggiare, sottolineano da Confartigianato, vuole dunque essere un segnale forte, un grido d’allarme che si spera venga raccolto dalle istituzioni regionali e nazionali. «Dietro ogni bottega che chiude – ricordano – c’è una famiglia che perde reddito, un mestiere che si estingue, un pezzo di identità del nostro territorio che scompare».