
C’era qualcosa di profondamente umano, quasi disarmante, nel modo in cui Nicola Di Nardo si avvicinava alla musica. Ogni suo gesto raccontava rispetto, ogni nota portava con sé un’emozione vera. Non suonava mai per stupire: suonava per condividere, per far sentire agli altri che la musica può essere una carezza, un linguaggio che non mente mai. La sua arte non conosceva barriere: attraversava generi, stili, scuole, ma restava sempre riconoscibile per quella purezza di tocco e per la luce che sapeva accendere negli occhi di chi lo ascoltava. Nicola era un musicista che faceva casa nella musica — e chi entrava in quella casa, ne usciva sempre un po’ più ricco, un po’ più in pace. Oggi, quella casa sembra più silenziosa. Nicola Di Nardo si è spento a Pescara, dopo una breve malattia affrontata con coraggio e riservatezza. Aveva 68 anni. Aveva scelto, anche nel dolore, la stessa discrezione che lo accompagnava nella vita: un passo indietro rispetto al clamore, un passo avanti verso l’essenza. La città di Chieti e la comunità dell’Università “Gabriele D’Annunzio” lo ricordano con affetto e gratitudine. Domani, 19 ottobre, alle ore 15, nella chiesa di Sant’Antonio Abate a Chieti, amici, colleghi, studenti e familiari si riuniranno per salutarlo un’ultima volta. Resterà la sua musica — il posto sicuro dove il cuore suona — a ricordare chi era, e quanto amore sapeva donare senza bisogno di parole. Perché certe melodie non finiscono: continuano a vivere dentro chi le ha ascoltate.

