L’inchiesta giudiziaria si allarga come un fenomeno sociale: un gruppo di adolescenti teramani, nella zona della Vibrata, accusati di aver creato immagini deepfake mettendo i volti delle compagne di scuola su corpi nudi generati con l’Intelligenza artificiale. Gli indagati, al momento sono tre, hanno tra i 14 e i 15 anni, così come le sei ragazze finite vittime nelle chat. Le accuse sono pesanti: revenge porn e pedopornografia. Le indagini, partite dalla denuncia dei familiari di due studentesse, hanno portato al sequestro di cellulari e all’ascolto di numerosi ragazzi come persone informate sui fatti. La Procura per i minorenni dell’Aquila, guidata da David Mancini, indaga su un fenomeno che intreccia tecnologia, cultura digitale e violenza adolescenziale. Anche la pornografia “virtuale”, quando coinvolge immagini di minori, reali o ricreate. È la nuova frontiera della pedopornografia: tra deepfake, app nascoste e canali del dark web, il confine tra gioco e reato diventa sempre più sottile.

