Il 30 settembre 2018 chiudeva definitivamente i battenti il Cityper di Piano d’Accio, una delle strutture commerciali più frequentate del Teramano all'epoca, quando non c'era ancora l'Oasi ed il centro commerciale non era quello che è oggi. Quella che doveva essere una parentesi di crisi temporanea, si trasformò invece in un dramma occupazionale: oltre cinquanta lavoratori persero il posto, nel silenzio quasi totale della politica locale. Non servirono a nulla le riunioni convocate allora dall’allora vicepresidente della Regione Giovanni Lolli, dal presidente della Provincia Renzo Di Sabatino e dal sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, insieme alle delegazioni sindacali. Si cercò una mediazione, un progetto di rilancio, ma ogni tentativo cadde nel vuoto. Oggi, a sette anni di distanza, l’ex centro commerciale è un guscio vuoto e vandalizzato. Gli impianti elettrici sono stati asportati, le vetrine distrutte, gli interni devastati. La struttura, completamente abbandonata e priva di sorveglianza, è diventata meta di malintenzionati e simbolo di un degrado che si poteva evitare. Dentro, non è rimasto quasi nulla: locali saccheggiati, pareti divelte, cumuli di rifiuti e segni evidenti di incursioni notturne. Un tempo luogo di lavoro e di socialità, oggi il Cityper di Piano d’Accio è un non-luogo, emblema di politiche economiche distratte e di un territorio che non ha saputo reinventarsi.
La proposta che arriva oggi da Certastampa è concreta: trasformare l’ex Cityper in un centro di accoglienza, con mensa e spazi sociali, abbandonando l’ipotesi di realizzare un centro simile a Villa Pavone. Secondo i promotori, ci sono tutte le condizioni per restituire vita e funzione pubblica a un edificio che altrimenti rischia di diventare solo un pericoloso rudere.
“Guardate il video e rifletteteci su”, è l’appello rivolto ai cittadini e alle istituzioni.
Un invito a non dimenticare che, dietro quelle serrande abbassate da sette anni, ci sono ancora le storie di cinquanta famiglie e di un pezzo di città lasciato morire, ma che potrebbe rinascere.
Elisabetta Di Carlo






