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ACQUAÈ amaro il commento del Wwf Abruzzo, parte civile nel processo a Teramo e da anni in prima linea per chiedere sicurezza e tutela per l’acquifero del Gran Sasso, dopo la sentenza che ha assolto tutti i dieci imputati nel maxi processo sull’emergenza idrica del 2017.

L’associazione ambientalista, che da tempo denuncia la fragile convivenza tra i Laboratori dell’Infn, le gallerie autostradali e le condotte idriche della Ruzzo Reti, parla di una decisione al che “lascia l’amaro in bocca”, ma ribadisce la necessità di non abbassare la guardia.

“È difficile accettare che, di fronte a un episodio che ha messo in serio pericolo un acquifero da cui dipende più della metà degli abruzzesi, nessuno debba rispondere di quanto accaduto”, evidenzia il Wwf in una nota.

L’associazione ricorda inoltre che, nonostante i milioni di euro spesi e le nomine di commissari straordinari, la messa in sicurezza dell’acquifero non è ancora completata: persistono criticità strutturali e scarichi non completamente trattati.

Il Wwf torna anche a ricordare un momento simbolico di quella battaglia: l’11 novembre 2017, quando oltre 4.000 persone scesero in piazza a Teramo per difendere l’acqua pubblica e chiedere interventi concreti per proteggere il sistema idrico del Gran Sasso.

“Quella mobilitazione – sottolineano gli ambientalisti – dimostrò che i cittadini abruzzesi hanno a cuore il loro bene più prezioso: l’acqua. È una battaglia che non si chiude con una sentenza, ma che deve continuare ogni giorno.”

Una chiusura giudiziaria, dunque, che non chiude il caso ambientale, e che rilancia la richiesta del Wwf: fare del Gran Sasso una priorità assoluta di sicurezza e trasparenza, nell’interesse dell’intera regione.