
L’Abruzzo è la regione italiana dove si nasce di meno. A certificarlo sono i dati provvisori dell’Istat, che fotografano un quadro allarmante: tra gennaio e luglio 2025, le nascite sono diminuite del 10,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il calo più marcato a livello nazionale. Un primato negativo che colloca la regione davanti solo alla Sardegna, ferma a -10,1%. Un anno fa, il trend appariva decisamente meno preoccupante: la diminuzione tra il 2024 e il 2023 era stata appena dell’1%, segno che il fenomeno si sta aggravando rapidamente. Secondo l’Istat, è il Centro Italia l’area più colpita, con un calo medio del 7,8%, seguito dal Mezzogiorno (-7,2%) e dal Nord (-5%). L’Abruzzo, dunque, risulta tra le regioni dove la crisi demografica si manifesta in modo più evidente e accelerato. Gli esperti attribuiscono il fenomeno a un insieme di fattori: invecchiamento della popolazione, precarietà lavorativa, difficoltà economiche e mancanza di servizi di sostegno alla genitorialità. Un trend che, se non invertito, rischia di pesare anche sul futuro economico e sociale della regione. Il quadro tracciato dall’Istat conferma una tendenza strutturale che tocca ormai l’intero Paese, ma che in Abruzzo assume contorni più drammatici: sempre meno culle e un progressivo spopolamento, soprattutto nei piccoli centri interni.

