Dietro la foto di una ragazza dai lineamenti dolci e il nome “Marta”, c’era un uomo di 28 anni. Un allenatore di basket della provincia di Brescia che, fingendosi adolescente, adescava ragazzini tra i 13 e i 16 anni chiedendo loro foto intime. Un inganno durato mesi, quello che racconta il Messaggero, smascherato dai carabinieri della compagnia di Chiari, che lo hanno arrestato con accuse gravissime: violenza sessuale, produzione e detenzione di materiale pedopornografico, sostituzione di persona e adescamento di minori. L’indagine ha svelato un meccanismo inquietante e metodico. L’uomo, utilizzando un profilo WhatsApp reale ma hackerato, contattava ragazzi che conosceva grazie al suo ruolo di allenatore o incontrati durante le partite. Tra le sedici vittime accertate, anche due minori della provincia di Chieti, raggirati lo scorso maggio. Convinti di parlare con una coetanea, avevano inviato foto sessualmente esplicite. Agli atti anche un video girato di nascosto negli spogliatoi. Dopo l’arresto, la società sportiva ha risolto immediatamente il contratto con l’allenatore, che nei giorni precedenti aveva chiesto una “pausa per motivi personali”, ma la rete costruita da “Marta” potrebbe nascondere altre vittime ancora in silenzio.

